Politica

Catalogna: l'aula sceglie il presidente Rebus governo

Roberto Pellegrino

Barcellona Dopo una gestazione di poco meno di quattro settimane, la Catalogna, ancora senza esecutivo e commissariata da Madrid, ha da ieri mattina il nuovo presidente del Parlamento, espressione della maggioranza della Camera bassa sancita dalle urne nelle elezioni dello scorso 21 dicembre. È Roger Torrent, 37 anni, fitta barba da hipster, ex sindaco di Sarrià de Ter, candidato della Sinistra republicana catalana (Erc). A lui si affiancheranno due vicepresidenti, Josep Costa, di JxCat, il partito di Carles Puigdemont, l'ex president in esilio a Bruxelles da novembre, e José María Espejo Saavedra di Ciudadanos, il partito di centrodestra contrario all'indipendenza, che alle elezioni del 2017 ha raccolto più preferenze. Eletta anche la «mesa», una tavola di sei consiglieri che costituiscono l'ufficio di presidenza e aiutano nello scremare le proposte di legge: quattro consiglieri su due sono indipendentisti.

Roger Torrent sostituisce Carme Forcadel, sempre di Erc, che ha rinunciato a ripresentarsi perché imputata per ribellione nella causa del Tribunale supremo dopo la dichiarazione di indipendenza del 27 ottobre scorso. Una data cui rischia di insabbiarsi la politica catalana con l'attuale maggioranza parlamentare di 70 seggi nelle mani dei principali partiti nazionalisti. Entro il 2 febbraio, Torrent assieme alla «mesa» deve indicare il candidato a Presidente della Catalogna che dovrà essere votato, poi, dal plenum del Parlament. A oggi, benché le sostanziali differenze politiche, il blocco nazionalista pare unito nel riproporre Puigdemont così da rilanciare lo scontro separatista con l'esecutivo di Madrid. Mariano Rajoy, che aveva sperato con nuove elezioni di ribaltare la situazione con una più estesa presenza del fronte di unionisti, ora teme di ritornare allo scorso autunno caldo. Con Ciudadanos e i Socialisti catalani tenterà di invalidare l'investitura di Puigdemont con un ricorso all'Audencia Nacional ed è intenzionato a prolungare il commissariamento della Comunità autonoma di Catalogna. A favore di Rajoy si sono espressi anche i consiglieri giuridici del Parlament di Barcellona, sottolineando che l'elezione di Puigdemont, ricercato dalla giustizia spagnola e fuggito nelle Fiandre, sarebbe «una procedura illegale».

Inoltre, gli otto parlamentari di Comú Podem, il partito del sindaco di Barcellona Ada Colau, non si asterrebbero dal voto, bocciando la candidatura di Puigdemont alla presidenza per non rivedere lo stesso film di ottobre.

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