Politica

Il Cav difende Verdini e dà 15 giorni ai ribelli «State dentro o fuori?»

Berlusconi sotterra il Patto del Nazareno e si assume le responsabilità della linea politica. Assicura «opposizione totale» al governo e lancia l'ultimatum a Fitto

B erlusconi sotterra il Nazareno; si assume in toto la responsabilità del patto difendendo un silente Verdini; assicura «opposizione totale» a Renzi; ma è durissimo con Fitto a cui lancia l'ultimatum: «Due settimane di tempo per decidere con chi stare. Basta coi distinguo»; e poi assicura: «La Lega è un alleato importante ma non gli consegneremo le chiavi del centrodestra».

Il Cavaliere detta la linea ai gruppi a Montecitorio. Legge un documento che è la summa del suo pensiero col quale ripercorre genesi e rottura del patto con Renzi: «Purtroppo il Pd ha voluto interrompere questo percorso, e lo ha fatto mostrando il suo vero volto, dimostrando la propria incapacità di cambiare confermando di considerare lo Stato e le istituzioni come cosa propria e non patrimonio di tutti». Quindi la scottatura dell'elezione del capo dello Stato: «Il Pd, quando gli conviene, non esita a rimangiarsi la parola data». Ergo, patto addio: «Continuare sulla stessa strada sarebbe ottuso e politicamente nefasto, non per noi, ma per gli elettori moderati che rappresentiamo e per il Paese tutto». Col naufragio del Nazareno è però venuto a galla il malumore nei confronti di chi teneva le redini del patto: Verdini. Ma Berlusconi gli fa da scudo: «Oggi non è il momento delle recriminazioni e dei processi sommari. La linea politica seguita fin qui era la mia linea politica. Meditata, ponderata, valutata, in tutti i suoi aspetti. So bene quanto ci sia costata, quanto, a volte, sia costata personalmente a ciascuno di voi». E ancora: «Chi ci ha creduto fino in fondo come me, merita stima e rispetto». Verdini, seduto, non apre bocca.

Ora si cambia registro. «Al di là delle spacconate talvolta indigeribili del Pd in queste ore, non abbiamo interrotto il nostro lavoro costruttivo. Continueremo comunque ad appoggiare ciò che delle riforme ci piace e che riteniamo utile per il Paese. Ma oggi torniamo ad esercitare a pieno titolo il nostro ruolo di opposizione a 360 gradi. Lo faremo senza sconti e senza quella benevolenza che questo governo ha dimostrato di non meritare».

Di fatto è la linea Fitto che, tuttavia, non è presente alla riunione; e come lui molti suoi uomini. Pur non essendo fittiano, il senatore Augusto Minzolini è sempre stato un antinazareno e sciorina tutti gli errori fatti seguendo la linea «pattista». Berlusconi ascolta e, questa volta, annuisce: «Hai ragione». Quindi ha ragione anche Fitto? Non proprio perché con l'ex ministro pugliese la tensione risale alle stelle: «Dopo tanta pazienza, comprensione e buona volontà siamo arrivati al momento in cui mettiamo un punto fermo. O fanno la minoranza o se ne vanno. Ma dove vanno? Un sondaggio darebbe un partito guidato da Fitto all'1,3%; mentre Ncd separato dall'Udc è fermo all'1,6». Quindi il Cavaliere propone di votare la cacciata del dissidente. Lo frenano Matteoli e lo stesso Minzolini: «Ma scusa, presidente... Dobbiamo riunire il centrodestra e si parte con una scissione?». E l'ex premier: «Sì ma non si può andare avanti così: una settimana, due al massimo e poi Fitto e i suoi devono decidere: o dentro o fuori».

L'ex governatore pugliese rievoca il «che fai mi cacci» finiano. «Cacciati? Ma perché? Perché facciamo opposizione? Perché abbiamo avuto ragione sulle riforme e, purtroppo, su tutto il resto? Caro presidente, meglio esserti antipatico e non abile nello sport dell'ossequio a corte ma utile e sincero».

Fitto non arretra e chiede il reset degli organi di partito e un «no» chiaro a Italicum e riforme.

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