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Il Cav rivede lo spettro del 2011: ma noi non faremo come il Pd

Berlusconi paragona la situazione del Paese a quella di tre anni fa: mai in maggioranza ma responsabili, non uso la crisi per fini politici

Il Cav rivede lo spettro del 2011: ma noi non faremo come il Pd

Roma - Quello che sta succedendo gli fa tornare alla mente ricordi per nulla gradevoli. «I poteri forti che fanno capo ad alcune cancellerie europee, ad alcuni ambienti finanziari e all'Ue sono di nuovo all'opera. Ancora una volta, come già accadde nel 2011, vorrebbero decidere le sorti di questo Paese». Con la mente, dunque, Silvio Berlusconi torna a tre anni fa. E vede molte, troppe similitudini con allora. Eccetto che per una cosa. Perché, ci tiene a ripetere, «non mi comporterò come il Pd che pur di farmi lasciare Palazzo Chigi cavalcò la truffa dello spread». «Io – assicura – farò l'interesse dell'Italia».

È con questo ragionamento che, qualche giorno or sono, Silvio Berlusconi si congedava dal suo interlocutore che gli chiedeva conto delle difficoltà cui sta andando incontro il governo sul fronte economico. I dati dell'Istat sul Pil erano appena stati pubblicati, ma ancora non c'era stato il richiamo del governatore della Bce Mario Draghi, né il duro editoriale del Financial Times o – è cosa di ieri – Moody's che taglia le stime sulla crescita dell'Italia. Tutti segnali che riportano alla mente l'estate calda del 2011, quella in cui si sarebbe consumato quello che Berlusconi non ha esitato più volte a definire un vero e proprio «complotto». Con una sponda interna, in quell'occasione. Quella del Pd che, secondo Berlusconi, si prestò all'operazione. Una cosa – è il ragionamento del leader di Forza Italia – che non si ripeterà perché «siamo e saremo un'opposizione adulta e responsabile».

Non è un caso che l'approccio dell'ex premier alla politica economica del governo Renzi sia sì molto critico ma non pregiudizialmente contrario. Ad alcune condizioni ben chiare – che si vada nella direzione dell'abbassamento delle tasse e del taglio della spesa – e valutando caso per caso i singoli provvedimenti, Forza Italia non esclude dunque di poter dare un «contributo» all'azione dell'esecutivo, tanto che pure uno sempre molto critico come Renato Brunetta ha iniziato a considerarla una eventualità. Detto questo, l'approccio resta critico, come confermano le ripetute uscite di questi giorni di Giovanni Toti, eurodeputato e consigliere politico dell'ex premier.

Un Berlusconi che a differenza di quanto auspicano alcuni big di Forza Italia non sarebbe per nulla intenzionato a entrare in maggioranza. Una cosa, insomma, è il sostegno alle riforme o il voto a favore di singoli provvedimenti sull'economia, altra invece è una collaborazione stabile che gli costerebbe molto in termini di consenso senza portare alcun vantaggio. Ecco perché l'ex premier non ha alcuna intenzione di fare scouting nell'Ncd come temono alcuni esponenti del partito di Angelino Alfano. Quei pochi con cui ho avuto contatti – è il senso dei suoi ragionamenti – è perché mi rincorrono loro, non certo perché li ho cercati io.

Di queste questioni, però, ieri l'ex premier si è occupato poco. La mattinata, infatti, l'ha passata a Cesano Boscone dove sconta l'affidamento ai servi sociali per la sentenza Mediaset (il consueto appuntamento del venerdì è stato infatti anticipato perché sarebbe caduto di Ferragosto, giorno in cui le attività alla Sacra famiglia sono molto limitate).

Mentre il pomeriggio l'ha dedicato a un po' di relax.

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