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Berlusconi alla battaglia delle riforme

Il Cavaliere torna dalla Russia: niente sconti al governo. E prepara l'incontro con Salvini. Forza Italia avvia il dialogo con gli scontenti Ncd

Berlusconi alla battaglia delle riforme

Roma - Nessun favore al Pd, nessun cedimento, nessun soccorso azzurro sulle riforme. Forza Italia assiste senza intromettersi al rovente braccio di ferro tra gli sherpa di Matteo Renzi e la minoranza interna di Via del Nazareno sul ddl Boschi. Silvio Berlusconi da Sochi - ma anche in alcune telefonate di inizio settimana - ha mostrato molto interesse per la partita parlamentare. Segnali e messaggi di malcontento sono arrivati fino alle porte di Arcore. La situazione a Palazzo Madama è fluida e nuovi, possibili sconvolgimenti degli equilibri e dei gruppi parlamentari sono dietro l'angolo.

In particolare il presidente di Forza Italia segue con attenzione le fibrillazioni montanti in Ncd. L'impressione è che il partito alfaniano sia vicino a una resa dei conti interna. Molti senatori centristi hanno capito che la logica della mediazione con Renzi rischia di essere quella del «si salvi chi può» o dell'«ognuno per sé e Dio per tutti» e quindi è arrivato il momento di muoversi. Non sono mancati nelle ultime ore contatti neppure tra Forza Italia e Pd, ma la trattativa non è mai decollata (anche se a Palazzo Madama molti consigliano di guardare verso Roberto Calderoli, molto attivo in queste ore nella ricerca di una mediazione). Inoltre nonostante larga parte di Ncd preferisca il ritorno al premio di coalizione, un vero asse comune con cui fare pressione sui renziani non è stato creato, perché i vertici di Ncd non vogliono stipulare un patto «anomalo» con Forza Italia. Paolo Romani e Maurizio Gasparri stanno comunque lanciando un'offensiva del dialogo verso gli scontenti. Tanto più che ieri non è passato inosservato l'affondo di Gaetano Quagliariello, coordinatore Ncd, che ha affilato le spade e promesso battaglia: «O il governo accetta di rimettere mano all'Italicum o ci saranno conseguenze per le riforme perché nessuno riuscirà a convincere i senatori dissidenti di Ncd a non votare contro».

L'impressione dalle parti del quartier generale azzurro è quella di un Renzi sempre più tentato dal voto. Anzi se prima si pensava che la mancata approvazione delle riforme avrebbe potuto agire come detonatore per le urne, ora si ritiene che lo scenario si sia ribaltato e si possa tornare al voto anche in caso di un via libera di Palazzo Madama al ddl Boschi. In ogni caso i tempi per la mediazione sono molto stretti. Domani si chiuderanno le consultazioni tra minoranza Pd e governo. Giovedì la presidente della commissione Affari costituzionali, Anna Finocchiaro, dovrà decidere l'ammissibilità degli emendamenti all'articolo 2. A quel punto si andrà in Aula e si affronterà il rischiatutto dei numeri.

Sullo sfondo Forza Italia continua a lavorare sul fronte delle alleanze. L'incontro tra Berlusconi e Matteo Salvini dovrebbe svolgersi mercoledì. «Abbiamo governato dieci anni con Bossi, troveremo anche l'intesa con Salvini», dice Renato Brunetta. Salvini procede con «stop and go» tattici e dice che «un accordo con Forza Italia è importante ma non fondamentale», per poi twittare: «Mentre noi ci facciamo il mazzo... ho finito le guance da porgere a Forza Italia; o si decidono, o avanti da soli!». Ma entrambe le parti informalmente assicurano che non esistono ostacoli insuperabili e nessuno intende perseguire velleitarismi e navigazioni separate. Lo slogan resta: «Uniti si vince».

Una presa di coscienza della necessità di convivere sotto lo stesso tetto politico che può rappresentare il primo passo verso la ricostruzione di un centrodestra competitivo.

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