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Cazeneuve dopo Valls: l'uomo dei disastri terzo premier di Hollande

Il ministro dell'Interno Bernard Cazeneuve è il nuovo premier del governo francese

Cazeneuve dopo Valls: l'uomo dei disastri terzo premier di Hollande

Il ministro dell'Interno Bernard Cazeneuve è il nuovo premier del governo francese. Il terzo per François Hollande, che sceglie il fedelissimo 53enne per guidare gli ultimi cinque mesi dell'esecutivo socialista. Un premierato che sarà il più breve della Quinta Repubblica, utile «a preparare l'avvenire», secondo Cazeneuve. Difficile crederlo, poiché l'avvenire dei socialisti sembra ormai slegato dalla presidenza Hollande. «È tutta la gauche che vi reclama, Madame Taubira», è per esempio l'invito di 84.936 militanti all'ex Guardasigilli. Una petizione on line punta infatti a convincerla a correre alle primarie Ps, «per incarnare la sinistra delle idee, quella che ci unisce». Come dire: non contiamo sul governo in carica, nonostante il rimpasto.

Prende il posto di Cazeneuve all'Interno Bruno Le Roux. Altro hollandiano di ferro, finora presidente dei deputati Ps all'Assemblea nazionale. Ma a rubare la scena è ancora una volta Manuel Valls. Nel passaggio di consegne, Cazeneuve riconosce al premier dimissionario la lealtà dimostrata in questi quattro anni, in cui non ha mai criticato un collega, né il presidente pur essendo spesso in disaccordo con loro: «Ho sempre potuto beneficiare del vostro appoggio e della vostra comprensione», dice il neopremier. Ieri mattina Valls ha infatti formalizzato le dimissioni per consacrarsi completamente alla campagna presidenziale. Prima di lasciare Matignon in auto con la stupenda moglie violinista, stringe la mano a Cazeneuve, «un amico e un fratello; raro in politica». «Vado via tranquillo perché so quello che ho fatto e so che qui resta un grande uomo di Stato, voi».

Lascia dopo 32 mesi di premierato. Avvocato, due figli, è stato sindaco, deputato e fedele sostenitore di Laurent Fabius prima di convertirsi all'hollandismo ed entrare nel cerchio magico. Mai stato però un volto pubblico prima del 2012, quando Hollande gli affida il dicastero per gli Affari europei. Lo è diventato dopo l'attacco a Charlie Hebdo e all'Hyper Cacher; soprattutto dopo i 238 morti negli attentati del 13 novembre 2015 e a Nizza (86 morti il 14 luglio scorso). Da ministro dell'Interno ha affrontato parte dell'opinione pubblica che non lo riteneva all'altezza della gestione della sicurezza: numerosi allerta attentati «sventati» e la sua dottrina del «rischio zero non esiste» non sono piaciuti a una Grandeur abituata ad essere rassicurata.

Perfino la polizia lamenta da mesi una mancanza di attenzione per le aggressioni a base di molotov contro agenti e camionette. Cazeneuve però non si è mai scomposto, neppure di fronte a sondaggi anemici e ai 7 francesi su 10 che a luglio ne chiedevano le dimissioni. Ora deve portare al rinnovo dello Stato di emergenza, fino alle presidenziali del 25 aprile e 7 maggio. L'hollandismo al governo con lui esce rafforzato. Quel che conta è però l'umore del Paese, che pare aver già cancellato la leadership del presidente.

Prova semmai a guardare avanti, l'elettorato Ps: ai candidati già in campo per le presidenziali, e a quelli che si giocano la fiaccola della sinistra.

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