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La Cdp non sarà il bancomat grillino. E si tira fuori dalla cordata Alitalia

Tononi smentisce il leader M5s: "No a investimenti azzardati"

La Cdp non sarà il bancomat grillino. E si tira fuori dalla cordata Alitalia

Alitalia? «Non è assolutamente ipotizzabile un investimento». L'acquisto di immobili pubblici? «Sul tavolo non c'è nulla». Tim? «L'incremento della nostra quota non è allo studio». Il piano privatizzazioni? «Non ho granché da dire sul tema». Al presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Massimo Tononi, sono bastati pochi minuti per smontare le ambizioni di Luigi Di Maio che voleva trasformare Cdp in una sorta di bancomat di Stato. Tanto da mettere subito il cappello sul nuovo piano industriale, il primo firmato dal neo ad Fabrizio Palermo (nella foto): «Reggetevi forte: si parte! Iniziano gli investimenti sul futuro dell'Italia, a partire dalle imprese», ha esultato Di Maio su Instagram. Ma già dall'inizio della presentazione del piano a Roma si è capito che un conto è la propaganda social, un conto è fare il «fenomeno» con i soldi degli altri. Ovvero della cassaforte pubblica che gestisce i risparmi postali degli italiani.

«Non possiamo sprecare soldi in investimenti azzardati, in perdita, sbagliati», ha detto Tononi. Sul palco davanti ai giornalisti insieme all'ad Palermo e ai due azionisti ovvero il ministro del Tesoro, Giovanni Tria, e le Fondazioni capitanate da Giuseppe Guzzetti. «Cdp non deve svolgere un ruolo che spetta allo Stato. Sì allo sviluppo ma l'imperativo categorico è quello di mantenere una prudente amministrazione del risparmio postale. Questo è un principio non negoziabile», ha subito chiarito Guzzetti che proprio a Cdp ha dedicato la sua tesi di laurea nel lontano 1957. E persino Tria, ha sottolineato che Cassa Depositi è «un attore e non uno strumento di politica industriale».

Quale sarà, dunque, la strategia della Cassa da qui al 2021? Con più risorse da mettere in campo, più «vicinanza» al territorio e più attenzione al sociale ed allo sviluppo sostenibile, è un piano da 203 miliardi in tre anni: «dall'Italia per l'Italia», lo ha definito ieri l'ad, Palermo. Che prevede di attivare il 32% di risorse in più rispetto al triennio precedente: 110 miliardi di risorse proprie e 90 miliardi di risorse aggiuntive da investitori privati e istituzioni, mantenendo ferma la barra «dell'equilibrio economico-finanziario e patrimoniale». Quattro le linee di intervento: Cdp punterà 83 miliardi sul sostegno alle imprese; 25 miliardi sul fronte delle infrastrutture; 3 miliardi per la cooperazione. Quanto alle grandi partecipazioni strategiche, la Cassa lavorerà su «prospettive industriali di lungo termine» (anche rafforzando il centro studi e creando una Fondazione) e riorganizzerà il portafoglio in funzione dei settori delle principali società.

Addio, quindi al sogno di Di Maio di trasformare la Cassa in un istituto pubblico per gli investimenti. scorrendo il nuovo piano l'obiettivo di Cdp per i prossimi tre anni sembra più quello di sostituire il ruolo avuto nell'ultimo ventennio dalle stesse Fondazioni sul territorio.

Ma naturalmente senza entrare nel capitale delle banche.

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