Politica

In cella 29 capi di Hamas Assaltata l'ambasciata di Israele in Giordania

Amman: diplomatico ferito, ucciso il terrorista Scia di sangue per la Spianata delle moschee

Luigi Guelpa

Ci mancava solo un attacco all'ambasciata di Israele ad Amman, in Giordania, a innescare una sempre più pericolosa escalation nell'infinito conflitto arabo-israeliano. Un 17enne, armato di coltello, è entrato nel tardo pomeriggio di ieri negli uffici dell'ambasciata ferendo gravemente un funzionario israeliano, prima di essere ucciso dalle forze di sicurezza. L'ambasciata è stata chiusa e la zona presidiata dall'esercito. Al momento nessun commento da Israele, che non aveva già replicato al lancio di un missile da Gaza in direzione di Ahskelon, nel sud del Paese, avvenuto alle 5 di mattina di domenica.

Una doppia, pesantissima, risposta agli arresti di sabato notte in Cisgiordania: nel corso di un blitz dell'esercito israeliano sono finiti in manette 29 alti esponenti di Hamas, nel contesto di misure straordinarie adottate dopo le violenze. In carcere sono stati tradotti tra gli altri un deputato ed ex ministro delle Finanze palestinese, Omar Abd Al Razak, e un altro parlamentare, Shaker Omar di Ariha, oltre a 5 miliziani di Hamas liberati anni fa da Israele nel contesto di uno scambio di prigionieri.

Tutto era iniziato venerdì 14 luglio, quando tre assalitori palestinesi avevano fatto irruzione sulla Spianata delle Moschee, nei pressi della Porta dei Leoni, armati di fucili Gustav (di fabbricazione artigianale), e di una pistola, uccidendo due militari israeliani e ferendone un terzo, prima di venire a loro volta neutralizzati. A distanza di dieci giorni la situazione è peggiorata e le armi continuano ad avere il sopravvento su un possibile intervento diplomatico. Ieri il Papa ha lanciato un appello all'Angelus: «Seguo con trepidazione le gravi tensioni e le violenze di questi giorni. Mi appello alla moderazione e al dialogo. Vi invito ad unirvi a me nella preghiera».

Venerdì scorso era stato interdetto da Israele l'accesso alla Spianata ai palestinesi maschi con meno di 50 anni. Tel Aviv aveva persino ordinato l'installazione di metal detector, gesti interpretati dai musulmani come il tentativo di assumere il controllo della Spianata proprio nel giorno di preghiera. Quello che per i palestinesi doveva essere il «venerdì della collera» si è trasformato in un weekend di sangue, con almeno 5 vittime palestinesi e tre israeliane, padre e figli coloni pugnalati ad Halamish (Ramallah) da un militante di Hamas, il 19enne Omar al-Abed. Ieri il leader del movimento col drappo verde, Ismail Haniyeh, ha telefonato alla famiglia del killer dei coloni congratulandosi per l'attentato condotto dal figlio. L''secutivo di Tel Aviv ha replicato con un comunicato che recita: «Sarà demolita al più presto la casa dello spregevole assassino». Alcuni ministri, tra i quali quello dell'Intelligence Yisrael Katz, hanno anche invocato la pena di morte per il ragazzo.

Di fronte alla tensione spasmodica il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha convocato il gabinetto di difesa per esaminare la situazione creatasi a Gerusalemme. Nel corso del summit è stato deciso che i varchi elettronici non verranno rimossi e che saranno presi in esame anche altri sistemi di sicurezza, come il potenziamento delle già esistenti telecamere di sorveglianza. Una sorta di «grande fratello» convalidato dal ministro della sicurezza interna Ghilad Erdan, il quale in un'intervista radiofonica ha affermato che «al momento i rapporti della polizia garantiscono che i metal detector stanno fornendo affidabilità e sicurezza». Toni accesi invece nelle parole del ministro per la Cooperazione regionale, ed esponente del partito Likud, Tzachi Hanegbi: «Le telecamere resteranno. Gli assassini non ci diranno mai come perquisire gli assassini». La posizione dei palestinesi non cambia: la calma potrà tornare solo quando ai fedeli islamici sarà garantito l'ingresso nella Spianata senza alcun controllo. «Tutto deve tornare a quanto era in vigore il 14 luglio.

La Spianata - ha ribadito il Mufti di Gerusalemme, lo sceicco Muhammad Hussein - è una zona occupata e le autorità di occupazione non hanno diritto di apportarvi cambiamenti».

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