Politica

Tra cene disdette e digiuni Calenda trova la cura: «Uno psichiatra per il Pd»

Nel partito è tutti contro tutti, l'ex ministro evoca «l'estinzione». E Giachetti fa lo sciopero della fame

Roberto Scafuri

Roma Se questo è un partito.

L'antefatto. Il signor Carlo Calenda invita a cena il gruppo dirigente che ha condotto il Pd alla disfatta: Renzi, Gentiloni e Minniti. Lui s'iscrive alla compagnia d'ufficio. Lo fa con un tweet, tanto per saggiare l'effetto Eris, 3200 anni dopo il «pomo della discordia». Il candidato alla segreteria, Zingaretti, risentito, risponde con un invito in trattoria a «gente qualunque», dall'operaio all'imprenditore. Non si sa se qualcuno abbia accettato l'invito. Nel frattempo, Gentiloni è imbarazzato, Minniti eclissato e Renzi, seppur tentato, rifiuta poi schifato. Calenda s'offende e cancella la «cena delle beffe: è inutile e dannosa», dice. Quel che segue è il resto della storia, ora per ora. Calenda va in radio per complicar le cose. «Renzi s'era sfilato e senza di lui non aveva più molto senso», spiega. Aggiunge: «Alle prossime Europee il Pd non deve esserci, occorre un fronte repubblicano progressista che spazzi via un partito che ha come unico obbiettivo lo spartirsi una torta sempre più piccola» (parole sue, che in questi anni ha imparato a conoscerli). Infine: «L'unico segretario che bisognerebbe candidare è il presidente dell'associazione di psichiatria, unica cosa che avrebbe senso. A questo punto, il Pd merita l'estinzione, ai dirigenti non interessa perdere le elezioni. Tutto ruota attorno alla resa dei conti tra renziani e antirenziani».

Piatto ricco mi ci ficco. Si rianima Cuperlo: «Ognuno ceni dove gli pare, io sono orfano di un confronto serio». Calenda medita vendetta: «Il prossimo passo è portare a cena in pizzeria i miei figli». Il segretario Martina (pur non invitato alle cene, sempre con lo stesso sorriso un po' così): «Abbiate rispetto. Chi pensa che il Pd debba estinguersi non capisce: siamo l'unico argine». S'infila il deputato Nobili: «Calenda, e mo' basta!». La radio che ha intervistato Calenda precisa: «La parola estinzione l'ha usata chi ha posto la domanda, non Calenda. Lui ha detto solo che il Pd non dovrebbe esserci». Ah beh, ah già. Ma l'ex radicale Giachetti, faro ideale di questo Pd, dov'era, dov'è, in tutto questo? «Amici, voi vi dedicate alle cene. Io faccio lo sciopero della fame. Congresso subito».

Risponde un amico, il socialista Nencini. «E se ci mangiassimo un panino, tutti assieme?». Pure Casini replica a Giachetti: «Illuso chi crede che basti un congresso per la riscossa». Zingaretti, in attesa della trattoria, si fa un video: «Reagiamo tutti in piazza». Anche il presidente degli psichiatri non ci sta: «Io leader? Abbiamo tanto da fare, tanti italiani che hanno problemi di salute mentale, non possiamo occuparci di un gruppo così ristretto di persone». Michele Emiliano, che sta sentendo parlare di cibo da tre giorni si fa venire gli scrupoli: «Mi metto a dieta». Calenda risponde allo psichiatra e al Pd: «Non ritiro nulla. Bisogna iniziare a dire le cose come stanno». Martina insiste: «Diventiamo partito di strada». L'«ex» Rossi, ora Leu, ha tanta nostalgia di mura amiche: «Stasera ceno a casa, con mia moglie».

Curiosità: alla fine di questa serie di agenzie di stampa, non si sa per quale meravigliosa magia, ne è spunta fuori una di Salvini che recita, testuale: «Resti reato masturbarsi in pubblico».

La realtà supera la satira.

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