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La censura fascista degli antifascisti

La censura fascista degli antifascisti

Il giorno in cui diverrà reato penale avere in casa un busto del Duce, come lascia capire la proposta di legge del Pd, in esame alla commissione Giustizia della Camera, ne comprerò subito uno. L'idea di divenire un martire della causa è troppo forte e io, come diceva Oscar Wilde, so resistere a tutto tranne che alla tentazioni. Se il ridicolo uccidesse, gli avversari del Pd, a cominciare da Massimo D'Alema, potrebbero dormire sonni tranquilli: vietare per legge la propaganda del defunto regime è infatti un'idea talmente bislacca che solo una mente politicamente confusa e votata al suicidio potrebbe partorire. Requisiremo i quadri di Sironi, butteremo giù la Casa del Fascio di Terragni, picconeremo l'Eur e il Foro italico, butteremo l'Enciclopedia italiana? È una fortuna che il mio amico Giampiero Mughini abbia venduto la sua bellissima collezione di libri novecenteschi, fra cui «L'aero-poema futurista dei legionari di Spagna», impaginato da Enrico Bona, e «Il Covo» di Giuseppe Pagano, dove per covo s'intendeva la sede dei Fasci di combattimento (o era la sede del Popolo d'Italia? Questi fascisti avevano un covo più del diavolo...). Fossero stati ancora in suo possesso, una volta varata le legge avrebbero buttato via le chiavi della sua cella: indifendibile e irrecuperabile. Che a settant'anni dalla caduta del Fascismo, girino ancora questi chiari di luna illiberali, fa capire come certa politica sia dissociata non solo dalla realtà, ma anche dal buon senso. Fa altresì capire come il baloccarsi con idee fisse tramuti le fissazioni in ossessioni. Un Paese civile è un Paese che non ha paura del suo passato, che nel bene come nel male è la sua storia, ovvero la sua identità. Una nazione civile è una nazione che non trasforma in reati le opinioni, discutibili, persino orribili, ma che fanno parte, appunto, del sovrano diritto di pensarla diversamente. Tutto il resto è fuffa retorica. La più grande colpa di Mussolini non è stata l'averci imposto vent'anni di dittatura, ma i successivi settanta che ne perpetuano l'eredità fingendo di combatterla.

Il fascismo degli antifascisti, appunto.

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