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Il Califfato ora si allarga fino al Mediterraneo

Obama valuta un intervento aereo. Ma il tempo stringe: l'Isis avanza senza ostcoli

Il Califfato ora si allarga fino al Mediterraneo

Sarebbe ora che si cominciasse a realizzare che il Medio Oriente è tutto un campo di battaglia in cui il Califfato combatte duramente, uccide, vince, si espande; in cui i civili non esistono se non come vittime, pedine; in cui il fanatismo islamista si paluda di esecuzioni di massa, teste tagliate, crocifissioni, si veste di nero, celebra i martiri, ostenta kalashnikov e missili, ignora la pietà che abbiamo fatto tanta fatica, nei secoli, a conquistare, costruisce una muraglia fra musulmani da una parte e ebrei e cristiani dall'altra.

Il Califfato Mondiale nelle ultime 24 ore ha messo in fuga un centinaio di migliaia di cristiani in Irak dalla città di Qaraqosh, a nord; i poveretti fuggono senza scarpe col pensiero di crocifissioni e torture. È un'antica area cristiana che non credeva di doversi trovare con la fronte per terra davanti alle tre imposizioni islamiche: convertiti, paga le tasse o muori. Negli ultimi giorni l'Isis ha conquistato a Mosul la maggiore diga idroelettrica del Paese.

I curdi avevano avvertito che non ce l'avrebbero fatta a mantenere il confine da soli, senza rinforzi. Naturalmente non li hanno ricevuti. Almeno 40mila dei loro civili sono dovuti fuggire, mentre i loro santuari vengono distrutti. Il governo di al Maliki non accetta neppure l'assistenza dell'Onu con pacchi lanciati da aerei. Gli Usa solo ora, finalmente, valutano la possibilità di bombardamenti aerei, ma nessuno che cerchi di contrastare l'avanzata dello Stato islamico riceve solidarietà, seria attenzione. E del resto ieri, mentre anche il presidente francese Hollande si dichiarava pronto a fornire sostegno alle forze impegnate contro le milizie jihadiste, dalla Casa Bianca arrivava la precisazione per cui «ogni eventuale azione militare sarà limitata nei suoi obiettivi», perché «alla crisi in Irak serve una soluzione politica».

Dall'Irak alla Siria al Libano, fin sul Mediterraneo, si espandono i sunniti estremi, siano Al Qaida, Jabat al Nusra, Isis o Hamas.

In Siria, anche se Assad, così come gli Hezbollah in Libano, non è meno odioso dei suoi nemici, i terroristi di Jabat al Nusra hanno attaccato l'ultima roccaforte dell'esercito a Raqqa. Lo Stato Islamico trova pane per i suoi denti soltanto quando si confronta con l'Egitto nel Sinai, e quando Hamas deve affrontare Israele: l'Egitto ha distrutto prima di Israele le gallerie provenienti da Gaza nel suo territorio, ha affrontato la Fratellanza Musulmana, ha ucciso Shadi al Manijeh, capo di Ansar Beith Miqdas, organizzazione legata allo Stato Islamico.

Israele si è battuto con determinazione, e se Hamas oggi non rinnoverà la tregua seguiterà a farlo con dispendio di forze e di vite, ma nella consapevolezza che Hamas fa parte di un letale, grandissimo piano.

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