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Centrodestra pronto, ma c'è il nodo primarie

Berlusconi è scettico, Lega e Fdi sanno che senza Fi la consultazione sarebbe dimezzata

Centrodestra pronto, ma c'è il nodo primarie

Roma - Chi si aspettava che Silvio Berlusconi facesse melina e non si schierasse sul referendum è stato clamorosamente smentito dai fatti. Il presidente di Forza Italia ha tenuto fede alla promessa di scendere in campo e nelle ultime due settimane ha messo il piede sull'acceleratore, moltiplicando interviste e apparizioni televisive e schierandosi, senza «se» e senza «ma», per il No.

Il Berlusconi tornato a vestire i panni del combattente politico ha ricompattato il fronte del centrodestra, tanto più che tra i motivi che il leader di Forza Italia ha addotto per motivare la brusca frenata su Stefano Parisi c'è stato il contrasto apparentemente insanabile tra quest'ultimo e Matteo Salvini. Una sorta di certificazione dell'inevitabilità di un cammino comune con il Carroccio.

È evidente, però, che l'alleanza Forza Italia-Lega-Fratelli d'Italia, comunque vada il referendum, si prepara ad affrontare giornate delicate. Il centrodestra appare un magma in movimento in cui l'area moderata cerca centralità e primato mentre quella lepenista, trumpista o sovranista che dir si voglia rivendica il suo diritto a occupare la prima linea dello schieramento.

All'orizzonte ci sono tre nodi da sciogliere. In caso di vittoria del «No», Berlusconi si è detto disponibile a collaborare a un governo di scopo per cambiare la legge elettorale. Sia Salvini che Giorgia Meloni sono scettici al riguardo. Inoltre c'è sempre la questione primarie con cui fare i conti. Lega e Fratelli d'Italia sono perentori. «Siamo pronti a celebrarle con quelli che vorranno starci. La data è quella del 5 marzo». Berlusconi, però, conserva un giudizio negativo sull'utilità di questo strumento e gli stessi alleati si rendono conto che farle senza Forza Italia avrebbe più un sapore dimostrativo che altro.

Cosa accadrà quindi dal 5 dicembre in poi? La Lega con il congresso alle porte difficilmente potrà fare un passo indietro sull'imperativo di una consultazione popolare. Fdi ha una posizione meno tetragona, avendo la necessità di differenziarsi dalla Lega nella percezione popolare, ma appare comunque scalpitante e schierata su posizioni simili. Una variabile potrebbe essere la carta Del Debbio. Il giornalista continua a opporre resistenza. Se però dovesse cedere al corteggiamento di Berlusconi sarebbe difficile per Salvini e Meloni dire no a un personaggio così apprezzato dall'elettorato di destra.

L'altro nodo è la legge elettorale. Berlusconi pensa al proporzionale, soluzione che gli consentirebbe di sottrarsi all'abbraccio obbligato con Salvini, aumentando il proprio potere contrattuale fuori e dentro la coalizione. Il leader del Carroccio non ne vuole sapere. Insomma, comunque vada il referendum i tre leader dovranno sedersi a un tavolo e stabilire le condizioni per un cammino comune.

Oppure prendere atto dell'impossibilità di ricostruire l'alleanza.

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