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Il centrodestra supera la sindrome ballottaggi

Il secondo turno sbriciola i luoghi comuni. L'unica parola d'ordine tra i moderati adesso è unità. Con l'Italicum il Pd rischia il ko: "Non siamo attrattivi"

Il centrodestra supera la sindrome ballottaggi

Rotto il primo tabù: si può vincere anche al secondo turno. Sbriciolato anche un altro luogo comune: non è detto che l'elettorato di M5S sia soltanto di sinistra. Anzi stavolta in quasi tutti i ballottaggi il popolo grillino ha votato contro i candidati del Pd. Quanto alla terza lezione arrivata dalle comunali, forse basta ascoltare il commento a caldo di Matteo Renzi. «Questo voto conferma quello che cerco di spiegare da un po' di tempo ai miei compagni di partito: il centrodestra non è affatto morto, anzi è un avversario temibile quando si unisce». Parole del premier, non del Cavaliere, che comunque è d'accordo sull'analisi renziana: «Se la nostra coalizione è unita, può tornare al governo molto prima del previsto». Unità dunque, unità e ancora unità. La linea è questa. «I risultati dei ballottaggi - spiega Paolo Romani - possono sintetizzarsi così: tralasciando una volta per tutte dubbi, progetti personalistici o rinunciatari, il centrodestra unito vince». Verdini da un lato e Fitto dall'altro dovranno farsene una ragione. «Il voto boccia pure le primarie - sostiene Altero Matteoli - Tre candidati Pd scelti dai cittadini vengono clamorosamente battuti nelle elezioni vere. Anche da noi chi è ancora favorevole a un simile pasticciato strumento, deve fermarsi e riflettere».

E nelle meditazioni del giorno dopo parecchio tempo viene dedicato alla grande novità sancita delle comunali. A Venezia, ma anche in altre città, è stata sfatata una storica tradizione negativa, è stata esorcizzata la «sindrome del doppio turno». Finora il voto locale ha spesso premiato il centrosinistra, grazie alla militanza e alla fedeltà del suo elettorato, e penalizzato il centrodestra, il cui bacino d'utenza è più volatile e meno attratto dai meccanismo della politica. Riportare i cittadini moderati a votare per la seconda volta dopo due settimane è sempre stato difficile, mentre il popolo di sinistra è più consapevole, motivato, in alcuni casi irreggimentato.

Domenica però è successo il contrario. A Venezia, ad Arezzo, in Sicilia, in Sardegna, è stato il Pd a perdere pezzi e consensi tra un turno e l'altro. Candidati sbagliati, guerriglia interna a Renzi, caos immigrazione, il fisco, polemiche sulla sicurezza delle città: diversi fattori nazionali hanno sicuramente influito sull'esito dei duelli locali, però resta il fatto positivo per il centrodestra dell'inversione di tendenza. E in prospettiva futura pure dalle parti di Arcore l'Italicum forse fa un po' meno paura di prima. Anche perché la batosta dovrebbe aver frenato le smanie renziane di elezioni anticipate.

Il secondo elemento di novità che in queste ore viene analizzato è la spontanea coalizione di alternative che si è realizzata un po' ovunque. Elettorato grillino che, pur di andare contro il premier, ha votato candidati di centrodestra, come è accaduto a Venezia. O ad Arezzo, il feudo della Boschi, dove il suo pupillo Matteo Bracciali è rimasto inchiodato al 41 per cento di due settimane fa, mentre Alessanro Ghinelli, centrodestra, ha fatto in pieno anche grazie a M5S. Ma è capitato anche il contrario. Come a Venaria Reale, dove il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle, Roberto Falcone, al primo turno aveva ottenuto il 17,3 e al secondo si è imposto con il 69,1 per cento.

Tutto ciò significa che con l'Italicum il Pd andrà quasi sempre al ballottaggio ma che può perdere facilmente. Il senatore Federico Fornero, l'uomo dei numeri del Nazareno, è sconsolato: «Il Pd pare non avere capacità attrattiva. Centrodestra e civiche invece catalizzano i consensi di chi sta all'opposizione.

È devastante».

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