Politica

Il centrodestra vuole l'incarico: "Troveremo i voti mancanti"

La capogruppo Fi Gelmini: «Dopo Fico tocca a Salvini Di Maio vuole il governo a tutti i costi, è incoerente»

Il centrodestra vuole l'incarico: "Troveremo i voti mancanti"

È il giorno delle acrobazie estreme, della trattativa più pazza del mondo tra Movimento Cinquestelle e Partito Democratico, sul filo del paradosso e della sperimentazione di nuovi confini della disinvoltura politica.

Fallito il progetto di spaccare il centrodestra, con Matteo Salvini che rifiuta di rinnegare il mandato elettorale e cambiare alleanze in corsa, Luigi Di Maio salta sul fronte opposto e prova a far nascere un governo insieme a Matteo Renzi, il nemico di sempre, l'uomo che probabilmente detiene la palma del politico più insultato dai Cinquestelle.

Il tentativo suscita reazioni di diverso tipo dentro il centrodestra. C'è chi festeggia, prefigurando il futuro dividendo elettorale - «un governo M5S-Pd sarebbe il viagra del centrodestra» scrive su Twitter Gianfranco Rotondi - e chi mette l'accento sulla sete di potere dei Cinquestelle. Qualcuno si proietta già nel futuro immaginando l'immagine del senatore Renzi che vota la fiducia a un governo di Maio. Ma più che altro si rafforza l'idea - in caso di fallimento del tentativo M5S-Pd - di chiedere l'incarico per il centrodestra e andare a cercarsi i voti in Parlamento.

Ma al di là di previsioni e ironie il pensiero dominante è la denuncia di un potenziale ribaltamento della volontà popolare. Perché escludere il centrodestra e il suo 37% dal governo del Paese assumerebbe contorni pressoché paradossali. E persino Matteo Salvini - che finora ha evitato di attizzare qualsiasi fuoco favorendo la trattativa - inizia a perdere la pazienza. Forza Italia, in ece, l'ha persa da tempo. Un giudizio duro arriva da Mariastella Gelmini, ospite di Porta a Porta. «Un eventuale accordo tra M5s e Pd sarebbe assurdo. Andrebbero al governo la seconda e la terza forza usciti fuori dalle urne, con il centrodestra unito, vero vincitore, tagliato dai giochi. Durante queste settimane sono emersi l'infantilismo e il bullismo di Di Maio. Vuole andare al governo a ogni costo, prima guardava alla Lega, adesso guarda al Pd. Dove sta la coerenza? Riaprire la trattativa con M5S? Dopo oggi mi sembra molto difficile».

Anna Maria Bernini, invece, punta il dito non solo contro M5S, ma anche contro il Pd. «È curioso, uso un eufemismo, che il Pd per bocca dei suoi attuali vertici ipotizzi un dialogo con il M5S condizionandolo sin d'ora ai propri cento punti programmatici, presentati in campagna elettorale e bocciati sonoramente dagli elettori. Il rischio concreto è che questa pantomima un po' stucchevole, tesa all'occupazione del potere, si protragga ancora per giorni, forse settimane. Il Paese ha necessità e urgenza di avere un governo che non può prescindere dalla volontà popolare che ha premiato in primo luogo il centrodestra. Immaginare un esecutivo M5S-Pd è davvero improponibile, la legittimazione popolare non è un rinunciabile orpello». E se Giovanni Toti denuncia come «la fame di Palazzo Chigi» possa portare «Di Maio a sconfessare il voto degli elettori», Lucio Malan prova a immaginare le possibili conseguenze per gli italiani. «Sarebbe una beffa per il Paese se dovesse nascere un governo M5S-Pd. Andrebbe contro le indicazioni del voto del 4 marzo e si tradurrebbe in un aumento degli sbarchi sulle nostre coste, tasse per famiglie e imprese per pagare il reddito di cittadinanza o come si voglia chiamarlo, una serie di interventi per miliardi e miliardi di euro senza coperture che porterebbero il paese a grandi falcate verso il crac». Maurizio Lupi, invece, se la prende con l'impostazione modello «dopo di me il diluvio» data da Di Maio alla trattativa. «I suoi ragionamenti politici sono francamente incomprensibili. Ha deciso che se fallisce il tentativo, legittimo, di governo Cinquestelle-Pd si deve tornare al voto.

Il criterio sembra lo stesso della vecchia Fiat: quello che va bene per la Fiat va bene per l'Italia; quello che va bene per i Cinquestelle deve andare bene anche all'Italia».

Commenti