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La Cgil denuncia Renzi alla commisione europea

La Camusso fa ricorso alla commisione Ue contro la riforma del lavoro: "Serve solo ad aumentare i precari"

La Cgil denuncia Renzi alla commisione europea

Susanna Camusso ha denunciato Matteo Renzi. L'esposto contro la riforma del lavoro varata dal ministro Giuliano Poletti è stato presentato oggi alla Commissione Ue. Secondo il sindacato, infatti, il decreto contrasterebbe con la disciplina europea.

"Eliminando l’obbligo di indicare una causale nei contratti a termine - tuona la Cgil - sposta la prevalenza della forma di lavoro dal contratto a tempo indeterminato a tempo determinato, in netto contrasto con la disciplina europea che, al contrario, sottolinea l’importanza della 'stabilità dell’occupazione come elemento portante'". Stando a quanto scrive il sindacato della Camusso, il ricorso farebbe leva su fonti normative ma anche su sentenze già emanate dalla Corte di Giustizia europea su normative analoghe, come quella greca che pur faceva riferimento a contratti a causali di durata massima inferiore a quelli oggi introdotti dalla Riforma del Lavoro italiana. "Quattro i punti principali su cui si basa il ricorso - spiegano dalla Cgil - la causalità per il ricorso ai contratti a termine rappresentava un argine contro un loro utilizzo improprio". E ancora: "eliminarne la motivazione lascia spazio a usi impropri che penalizzano il soggetto debole, cioè il lavoratore". Secondo il sindacato, inoltre, "il combinato disposto di acausalità, rinnovi e proroghe espone il lavoratore al rischio di non riuscire a firmare mai un contratto 'stabile' indicato come 'contratto comune' proprio dalla normative europee, con forti penalizzazioni soprattutto per i soggetti più 'a rischio', lavoratori over 50 e donne; si introduce un’assoluta discrezionalità rispetto ai licenziamenti". Infine, non ci sarebbe alcuna prova statistica che "all’aumento della precarietà corrisponda un aumento dell’occupazione".

538em;">Per la Cgil l'obiettivo della denuncia sarebbe "cambiare norme che stanno penalizzando fortemente i giovani e i soggetti più deboli rendendo più vulnerabili socialmente e economicamente generazioni di lavoratori".

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