Sisma Centro Italia

Quelli che tra bufale e meschinità sono poco social

La Rete ricettacolo di stupidi in cerca di visibilità. Ma c'è chi la usa in maniera utile

Quelli che tra bufale e meschinità sono poco social

Uno strumento potente, potenzialmente utilissimo. Ma spesso, troppo spesso, in mano a imbecilli. Succede tutti i giorni ma in occasione di eventi straordinari e drammatici come il terremoto che ha colpito il Centro Italia, la doppia faccia dei social network si mostra senza filtri nelle sue contraddizioni. Un mezzo di servizio, rapido ed efficace. Ma anche una cloaca in cui viene scaricato il peggio del peggio della meschinità, tra stupidaggini, sentenze da un tanto al chilo e bufale assortite.

Negli istanti immediatamente successivi al sisma, la «piazza virtuale», in particolare Twitter, è diventata il principale mezzo di comunicazione a disposizione di tutti. Notizie in tempo reale, condivisione di informazioni di servizio, il drammatico aggiornamento su danni e situazioni nei vari paesi colpiti. Tante notizie, da chi al dramma del terremoto stava assistendo di persona. E poi gli avvisi su come muoversi, quali strade utilizzare e quali no, come fare per allertare i soccorsi, quali zone evitare assolutamente per sfuggire al rischio di crolli imminenti. Utilità a portata di click. La faccia buona di un mezzo che tante volte, nel quotidiano, finisce con l'ammorbare chi lo usa ma che in casi del genere può diventare importante. Se utilizzato nella maniera corretta.

Perché sono bastate poche, pochissime ore, perché lo stesso strumento si trasformasse in un ricettacolo di porcherie. Senza nessun rispetto per quel tragico conto delle vittime che di minuto in minuto si faceva sempre più drammatico. Alla faccia di chi quella tragedia la stava vivendo sulla sua pelle. La stupidità, il cinismo e l'inutilità manifesta di certe persone viene alla ribalta e si traduce in pensieri astrusi, giudizi sommari, elogi all'ignoranza ed una marea di balle spacciate per verità assolute. Alcune di queste tanto pericolose quanto gravi, sfruttando l'onda emotiva del motivo per suscitare indignazione. E magari regalarsi qualche minuto di effimera celebrità. Come nel caso presunto taroccamento della magnitudo del sisma da 6.2 a 6.0, rilanciato in rete da uno dei tanti «geni» che la popolano. Motivo? Sfruttare una presunta legge voluta dal governo Monti che garantirebbe risarcimenti solo in caso di terremoti superiori al 6.1 della scala Richter. Doppia bufala. La legge in questione non esiste, la modifica del grado di intensità del sisma men che meno. Eppure in centinaia hanno abboccato, attaccando «lo Stato», «Il governo», «i media» e gridando al complotto. Non mancano nemmeno le proposte che lasciano il tempo che trovano, rilanciate anche da politici di diversi schieramenti. Come quella di destinare il jackpot del Superenalotto ai terremotati. Peccato che la Sisal, che gestisce il concorso, sia una società privata (e non pubblica) che opera su concessione statale. Senza contare che chi ha puntato i propri soldi ha di fatto stipulato un contratto con la stessa.

Spuntano poi fenomeni del web che dichiarano di poter prevedere i terremoti, pseudo modelle che spiegano in che posizione mettersi in caso di sisma con tanto di foto pubblicate in posa, account poco credibili che inneggiano alla punizione divina a causa del degrado dei costumi. Tuttologi da tastiera, esperti di sismologia, emergenze, governi e complotti che saprebbero come far funzionare l'Italia. E personaggi senza scrupoli che semplicemente divulgano false notizie su crolli, drammi, guasti inesistenti o addirittura (successo e condiviso da centinaia di persone con tanto di commenti entusiastici) annunciano che Putin invierà dalla Russia diecimila uomini della protezione civile per aiutare le popolazioni terremotate. Balle senza capo né coda.

Fortuna che la rete mostra un'altra faccia pulita e nobile. Quella della solidarietà, con appelli alla raccolta di generi alimentari e di prima necessità, oltre che di denaro, che in queste ore si diffondono sui social. A fronte di decine di stupidi, c'è il cuore grande di migliaia di italiani. Connessi.

Prima con la propria testa e poi, semmai, con i propri account.

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