Cronache

Che orrore la corrida delle lacrime

Matador asciuga il pianto del toro e lo uccide. E la Spagna s'indigna

Che orrore la corrida delle lacrime

Ci sono pochi spettacoli più crudeli della corrida. Uno di questi è la corrida, quando il torero è inesperto o vuole umiliare il toro. Le immagini del video stanno facendo il giro del mondo che risponde dapprima incredulo (sarà una fake news?) e poi, constatato che si tratta della pura realtà, con indignazione e rabbia nei confronti del carnefice, mentre una commossa compassione sorge spontanea nei confronti della vittima.

Siamo all'arena della Real Maestranza di Siviglia si svolge una delle tante corride che insanguinano ancora grande parte della Spagna e pochi altri paesi nel mondo. Il protagonista, il matador si chiama Josè Antonio Morante Camacho, noto oggi come Morante de la Puebla e speriamo dimenticato dalla storia. Siamo alla fine dello «spettacolo» e le immagini ci mostrano un toro ormai quasi fermo che dondola leggermente la coda e fa qualche piccolo passo malfermo perché implacabilmente sfinito dai picadores che gli hanno piantato quattro banderillas sui fianchi. Il groppone è un grumo di sangue coagulato, gli occhi sono stanchi, la testa è piegata e le corna toccano quasi l'arena, mentre il collo fa un movimento lentissimo laterale, quasi a volersi sottrarre da ulteriori crudeltà. É l'immagine di chi è vinto e vorrebbe chiedere la grazia di essere lasciato stare o forse di morire prima possibile. Di fronte, con atteggiamento pomposo c'è lui, il matador, lo sguardo che non tradisce commozione, di incertezza, dritto spietato in quegli occhi sofferenti. Quasi immobile, attende che il pubblico assapori il momento finale, accompagnando i gesti impercettibili come fosse un essere divino con potere di vita o di morte, come una di quelle statue viventi che vediamo nelle piazze muoversi nell'armonia della lentezza, quasi il tempo si stesse fermando. Mentre la mano sinistra tiene bassa la muleta, il drappo rosso con cui ha provocato e fiaccato l'animale, improvvisamente la mano destra corre a una tasca da dove Josè Antonio Morante, estrae un raffinato fazzoletto bianco con il quale asciuga gli occhi del toro e deterge dal sangue le froge che emettono una schiuma scarlatta. Qui, per fortuna, si ferma il video che ci risparmia ulteriori scene di scherno e crudeltà, lasciandoci solo immaginare che, per quella povera bestia, la fine sia arrivata entro brevissimo tempo.

Se Josè Camacho voleva lasciare, nella storia della corrida, segno di sé, c'è ampiamente riuscito e se invece, con quel gesto plateale, voleva donare un tocco di grazia alla corrida, ha fallito completamente il suo scopo perché i milioni di persone che lo stanno vedendo, sono ancora più convinti che questo è uno spettacolo talmente crudele che si fa fatica a credere venga ancora rappresentato nelle arene di paesi da tutti considerati civili. Un'altra cosa Josè Camacho ci ha dimostrato, senza volerlo.

Che anche i tori umiliati sanno piangere.

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