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Chi blocca l'Alta velocità paga i danni (e rischia il reato)

Senza l'ok delle Camere, i ministri che violano i patti possono essere chiamati a risponderne di tasca loro

Chi blocca l'Alta velocità paga i danni (e rischia il reato)

M i sembra che ci sia molta superficialità nel riferimento che il ministro delle Infrastrutture Toninelli fa al contratto di governo e all'analisi costi-benefici sulla Tav Torino-Lione per sostenere che lui la può bloccare. Infatti ogni governo deve rispettare le leggi vigenti e i trattati internazionali. Un ministro che le viola e i membri di un governo che ne avallano il comportamento, si assumono una grande responsabilità. Tizio che ha firmato con Caio un contratto in cui si impegna a fare la parte di un'opera di interesse comune, non può violare l'obbligo contrattuale sostenendo che non ne ha (più) la convenienza, perché così gli dice la sua analisi costi-benefici. Pacta sunt servanda, dice un antico motto latino, che riguarda il diritto, pubblico o privato, nazionale o internazionale. A ciò consegue che chi non li rispetta deve rispondere del danno causato dalla inadempienza contrattuale.

Se Tizio amministra i beni di una società per azioni A di cui è amministratore delegato e non riceve la autorizzazione degli organi societari a disdire il contratto, paga lui di tasca propria. Né Tizio può difendersi dicendo che il patto fu firmato da Sempronio che amministrava A prima di lui. Infatti gli amministratori passano ma i contratti restano, così come le delibere degli organi societari che li hanno approvati, salvo - appunto - rifare da capo tutta la procedura. L'amministratore che non fa questo giro legale se ne assume la responsabilità patrimoniale. Se questo vale per l'amministratore di una società per azioni a fortiori vale per il ministro e i membri del governo di uno Stato. I governi e i ministri passano ma gli Stati restano. La Corte dei conti dovrà stabilire chi ha causato il danno e farglielo pagare. E forse anche le Regioni hanno diritto a un risarcimento. Qui poi non ci sono solo i governanti di Italia e Francia, c'è anche l'Unione Europea che finanzia il progetto con il 40% dei fondi, a carico del bilancio dell'Unione Europea, ritenendolo utile al complesso dei Paesi che ne fan parte, nell'area euro e non euro, perché ne unifica il mercato di persone e di cose. Perciò vi è una specifica competenza della Corte dei conti europea, che controlla entrate e spese del bilancio europeo e che vede bloccato un progetto in corso di esecuzione, con un danno erariale europeo da accertare.

È anche possibile che la Commissione europea deleghi alla Francia di fare anche le opere che spettano all'Italia addebitando le spese a chi, per l'Italia, ha preso la decisione. Se poi Tizio si giustifica dicendo che lui ha un contratto di governo, che ha firmato per mantenere gli impegni con i propri elettori e che si sente obbligato ad onorarlo, può commettere un reato di interesse privato in atti di ufficio (art. 357 codice penale), con pena da 6 mesi a 5 anni, Il sistema migliore per evitare questi rischi è modificare le leggi e i trattati internazionali in parlamento.

Toninelli, Di Maio e altri sono liberi di credere che sia loro dovere mantenere le promesse fatte agli elettori e che sia, perciò, per loro doveroso cercare di non fare la Tav.

Ma, secondo le regole vigenti, devono farsi autorizzare dal parlamento.

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