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Chiudete, ma poi dateci i vaccini

Il gong per l'ultimo round tra aperturisti e rigoristi sta per suonare, e l'Italia è il vero pugile suonato di questa situazione che a un anno dallo scoppio della pandemia ci vede di fatto in lockdown

Chiudete, ma poi dateci i vaccini

Il gong per l'ultimo round tra aperturisti e rigoristi sta per suonare, e l'Italia è il vero pugile suonato di questa situazione che a un anno dallo scoppio della pandemia ci vede di fatto in lockdown. Imperfetto, con sfumature di colore, o relativo come dice Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe, una sorta di guardiano della Sanità. Sul rosso relativo Tiziano Ferro ha scritto una canzone celebre e Fiorello qualche anno fa a Milano ha fatto sbellicare il pubblico con la sua imitazione. Cartabellotta ha però le idee chiare: facciamo le zone rosse tanto per dire, sono tutti in giro e i contagi non calano. Ah, nostalgia di quel bel confinamento dove tutti cantavano l'inno di Mameli pensando che la partita sarebbe durata due mesi! Adesso il sistema nervoso del paese è a pezzi, e il rosso, ma assoluto non relativo, lo vedono in banca tutti quelli che non hanno un posto garantito. L'insistenza di Salvini per riaprire il più possibile dopo Pasqua è stata derubricata a strategia politica, vaccino in placebo al suo elettorato inquieto. È vero che la Lega è il primo partito nei sondaggi, intorno al 23 per cento, ma credo che l'elenco degli infelici, contabilizzato, andrebbe ben oltre i consensi del Capitano: partite Iva, taxisti, negozianti, ristoratori, e poi bar, alberghi, strutture turistiche, industria della cultura e dell'intrattenimento, precari di ogni genere, artigiani, piccole imprese. Il libro dell'Italia impoverita e spaventata è molto più lungo e non basta togliere i codici Ateco per rappresentare tutti e tantomeno bastano i soldi dei vari scostamenti di bilancio. Bisogna riaprire, con giudizio, per far ripartire la macchina. Lo sa anche Draghi che ha accelerato il numero delle conferenze stampa per parlare ai cittadini ma che, numeri alla mano, ci chiede questo ulteriore sacrificio. Da un lato non è colpa sua se in un anno non abbiamo potenziato la nostra sanità e le terapie, non abbiamo comprato al momento giusto i vaccini, abbiamo fallito sui tracciamenti. Dall'altro però l'unica scorciatoia non può essere sempre sbarrare tutto. Si può forse con fatica accettare un ultimo sforzo solo se in cambio ad aprile il piano vaccinazioni funzionerà davvero. In quantità, i 500.000 al giorno promessi, e in qualità, first gli anziani, senza vedere furbi e furbetti delle varie corporazioni.

Faccia presto, caro premier, per la sua reputazione e per la nostra sopravvivenza.

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