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Ci faranno lavorare fino a 70 anni

Boeri (Inps) lancia l'allarme: per i nati negli anni '80 si alzerà ancora l'età pensionabile. E gli assegni saranno più bassi

Ci faranno lavorare fino a 70 anni

Roma - L'Inps ha bisogno di assumere per fare funzionare gli uffici. Basta blocco del turn over. La richiesta è arrivata nei giorni scorsi da Tito Boeri. Difesa d'ufficio antirigorista in certo senso scontata, visto che viene dal presidente dell'istituto di previdenza. Dall'altra sorprendente perché l'Inps si occupa di pensioni. Gestisce un sistema che negli ultimi anni è stato oggetto di riforme, tutte all'insegna del rigore estremo. Pagato per intero dai pensionandi. In particolare quelli giovani che, come ricordò tempo fa lo stesso Boeri, potranno ritirarsi solo a 70 anni, con assegni molto ridotti rispetto a quelli attuali.

Condizione necessaria a mantenere il sistema previdenziale in equilibrio, per chi ha realizzato le ultime riforme previdenziali. Un sacrificio eccessivo e irrealisitico, come sostengono quasi tutte le forze politiche, in parte lo stesso Boeri.

Qualche preoccupazione per la tenuta dei conti dell'Inps c'è. Quest'anno, secondo il Consiglio di vigilanza e indirizzo dell'Inps, il rosso del conti della previdenza arriverà a 11,2 miliardi, in crescita di due miliardi rispetto all'anno scorso. Ma secondo Boeri i cittadini non devono avere «nulla da temere». Se l'Inps dovesse fallire «e non sta avvenendo», ha precisato il presidente, gli italiani «avranno comunque le loro pensioni». Sui bilanci pesa come noto il rosso della previdenza pubblica, penalizzata dal blocco delle assunzioni. Poi dalla svalutazione dei crediti Inps, che ha fatto notizia pochi giorni fa. L'istituto ha 104 miliardi di contributi non riscossi, sempre secondo il Civ. Nell'anno in corso i crediti svalutati peseranno per otto miliardi.

I conti della previdenza si ripercuotono sui requisiti per il pensionamento. Il punto lo fece lo stesso Boeri nel dicembre scorso quando sintetizzò gli effetti delle riforme con un esempio. Chi oggi ha 35 anni prenderà in media un importo complessivo di circa il 25% inferiore a quella della generazione del baby boom. E dovranno lavorare fino a 70 anni, per effetto della riforma Fornero e dell'adeguamento dell'età di pensionamento alle aspettative di vita.

Prestazioni che farebbero mettere in discussione il senso stesso della previdenza pubblica. E, in qualche modo, dell'esistenza della stessa Inps. Ma per Boeri l'emergenza è fare funzionare la macchina e fare in modo che non sia penalizzata più di tanto. «Chiediamo misure urgenti, stiamo perdendo 100 persone al mese. Abbiamo chiesto flessibilità gestionale nella legge di Stabilità anche per procedere a nuove assunzioni e siamo certi che con questa flessibilità potremmo fare risparmi anche più significativi di quelli richiesti», ha spiegato in un'audizione alla Commissione bicamerale Enti previdenziali, criticando il blocco del turn over che «riduce la qualità delle istituzioni e le indebolisce» e «i tagli lineari che incidono inevitabilmente sui servizi. Le sedi territoriali fanno fatica a reggere alla domanda crescente dovuta anche alla crisi», ha detto.

Tra gli effetti delle mancate assunzioni, Boeri ha fatto l'esempio dei tempi di attesa, che in alcuni uffici dell'Inps, sono aumentati fino al 30%. In particolare nelle sedi dove il blocco del turn over (cioè della sostituzione degli impiegati in pensioni con nuove assunzioni) si è fatto sentire più che altrove. Sicuramente un problema rilevante.

Ma non il principale.

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