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Cielle vicina al governo. Al Meeting di Rimini test sulle larghe intese

La kermesse dedicata ai «muri da abbattere» pende a sinistra. Oggi Gentiloni superstar

Cielle vicina al governo. Al Meeting di Rimini test sulle larghe intese

Se chiedi a un ciellino doc quale sarà il vero tema del Meeting 2017, nove volte su dieci ti sentirai rispondere: ecumenismo, i muri da abbattere con le altre religioni, islam in testa. Salvare i valori e le storie che ci sono state tramandate dalla post verità, sulla falsariga del tema di quest'anno: «Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo», frase tratta dal Faust di Goethe.

Pochi cenni alla politica, assente nel programma di questa edizione. L'autunno nei palazzi romani si annuncia ricco e agitato, tra legge elettorale, data del voto e lo scontro latente all'interno del Pd tra il segretario Matteo Renzi e i tanti che scalpitano per prendere il suo posto e proprio per questo il Meeting si tiene alla larga. O almeno ci prova.

Ad aprire gli incontri oggi sarà il premier Paolo Gentiloni. Da giorni sta limando il discorso che terrà nel primo pomeriggio. Tanto impegno serve a evitare ogni passaggio che possa essere interpretato come il tentativo di resistere oltre l'approvazione della legge di Stabilità e quindi come una sfida a Renzi. Nessuno lo incalzerà. Nemmeno l'anima politica del Meeting, che è ancora Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà, anche se pochi giorni fa ha fatto capire di apprezzare lo stile di Gentiloni. Rappresenta la fine dell'uomo «solo al comando», stile di potere finito con Renzi, da sempre poco amato dal Meeting. Se questo feeling evolverà in un gradimento di Cl alle larghe intese è tutto da vedere. Il futuro sarà quello se non cambierà la legge elettorale, ma Vittadini vorrebbe che fossero «alla tedesca, basate sui contenuti».

Altra costante di tutti i Meeting. Gli invitati sono classificati rigorosamente secondo il contributo che possono dare sul merito. Domani il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani parlerà del futuro dell'Europa. E ci sarà anche Enrico Letta, altro personaggio gradito.

Come tradizione ci sono tanti ministri, non i leader politici. Domani sarà il turno di Graziano Delrio per parlare della ricostruzione delle aree terremotate e di prevenzione; martedì toccherà al responsabile dello Sviluppo economico Carlo Calenda, mercoledì al ministro del Lavoro Giuliano Poletti, poi il guardasigilli Andrea Orlando e il ministro degli Esteri Angelino Alfano con il segretario generale della Nato Stoltenberg. Non manca la benedizione del presidente Mattarella con un messaggio ai giovani: «Ci vogliono lavoro e istruzione, con occasioni concrete».

Se si volesse usare il bilancino per misurare quale parte politica prevale, verrebbe da dire che il Meeting 17 pende verso centrosinistra. Forse per i tanti amministratori locali invitati (anche se spiccano Roberto Maroni e Giovanni Toti). E di certi innamoramenti tipici del Meeting. Come Dario Nardella, sindaco di Firenze, coprotagonista di due incontri. O Fausto Bertinotti, presente anche quest'anno per un incontro dal titolo «Il futuro della Tradizione».

Altro ritorno, Luciano Violante, che curerà una serie di letture intitolate «Cambiamento d'epoca.

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