Politica

Cinque ore di abusi: l'imprenditore-aguzzino è già finito ai domiciliari

Federico Pesci è accusato di aver seviziato una giovane. Non potrà lasciare la casa dei genitori

Lucia Galli

Parma È uscito dal carcere di Modena e proseguirà ai domiciliari la detenzione. Federico Pesci, 46 anni, non tornerà, però, nell'attico degli orrori dove, lo scorso luglio, avrebbe violentato e seviziato, fra manette, corde, frustini e sex toys, una ragazza di 21 anni per oltre 5 ore, chiamandole poi un taxi per rientrare a casa.

L'imprenditore parmigiano, arrestato due settimane fa, con l'accusa di violenza sessuale e lesioni pluriaggravate, è tornato, invece, a casa dei genitori ritenuta «idonea a contrastare il pericolo di reiterazione del reato». Così ha stabilito il tribunale della Libertà di Bologna che ha accolto l'istanza dei difensori, ribadendo però che la vittima debba «essere accreditata di piena attendibilità». La battaglia legale si preannuncia infuocata. Il caso è tutto appeso a quel referto medico, firmato da 5 medici, che, una notte della scorsa estate, misero nero su bianco il peso di una violenza con ferite e tumefazioni per 45 giorni di prognosi sulla pelle e nell'animo della ragazza finita nella rete dell'imprenditore playboy col vizio della cocaina e dei giochi sadomaso.

Lei, dopo aver conosciuto Pesci su Facebook, accettò, almeno inizialmente, un rapporto sessuale a pagamento. Accettò anche il «menage a trois», col pusher nigeriano Wilson Ndu Aniyem, 53 anni, chiamato a partecipare al festino in cambio di un po' di polvere da consumare tutti insieme. Per lui, irregolare dal 2011, i domiciliari non sono nemmeno stati chiesti ed è ancora in carcere a Piacenza. Quella notte, però, fra droga e perversioni che la difesa ha cercato di buttare in letteratura, citando il romanzo «Cinquanta sfumature di grigio», la situazione è sfuggita di mano. La ragazza è riuscita a raccontare l'accaduto e a sporgere denuncia solo dopo un delicato lavoro degli inquirenti.

La difesa di Pesci ha sempre puntato sul fatto che lei fosse consenziente e ha chiesto l'incidente probatorio, ritenendo di poter ridimensionare almeno il tema della violenza sessuale. La Procura ha, però, negato ogni approfondimento sulla giovane e sta allargando il campo delle indagini, ritenendo che Pesci e Anyiem non fossero nuovi a questi festini con tortura.

Da ricostruire è un quadro più ampio, fra notti folli nell'attico in centro dove potrebbero essere passate anche altre ragazze, inizialmente attratte dall'uomo che amava il surf e lo snow board, ma non le buone maniere.

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