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Cinque stelle in ansia per i sondaggi Tensione in salita fino al 26 maggio

Costretto a rincorrere il Carroccio, il Movimento alzerà i toni in vista delle elezioni Europee e batterà su ambiente e sociale

Cinque stelle in ansia per i sondaggi Tensione in salita fino al 26 maggio

Roma Ogni giorno un presidente del Consiglio si sveglia e sa che dovrà correre a spegnere un incendio tra Lega e 5 Stelle.

Il mediatore comincia a essere un po' affaticato. A dirla tutta, è questo il senso profondo dell'audio rubato del premier Conte che confida ad Angela Merkel i turbamenti grillini nella rincorsa elettorale alla Lega: l'umanissimo sfogo dell'«avvocato degli italiani», sempre più «conciliatore della maggioranza». E Conte sa che non andrà meglio, anzi. Con l'avvicinarsi delle elezioni entrambi i partiti sono pronti a irrigidirsi sulle rispettive posizioni. E non più soltanto sui temi di pertinenza per contratto. «Il punto di svolta - confida un deputato della Lega che conta - c'è stato quando Conte e Di Maio si sono immischiati sull'immigrazione». L'intervento nel precedente caso Sea Watch (Conte disse «vado a prendere i migranti in aereo») ha fatto saltare i paletti.

E ora tutto può diventare tema di propaganda ostile, anche se proprio sui migranti il governo si è ricompattato in fretta e perfino Grillo benedice la linea dura. Lo scontro si è però riaperto con gli strascichi giudiziari del caso Diciotti. L'ala più dura del Movimento non ha dubbi: il via libera ai magistrati si dà in ogni caso. Sul tavolo è stata messa anche un'opzione che eviterebbe l'imbarazzante spaccatura: considerare l'azione di Salvini sul caso Diciotti come espressione della linea unitaria del governo, il che escluderebbe una responsabilità personale del ministro degli Interni. L'imbarazzo c'è, perché in fondo dare Salvini in pasto ai magistrati potrebbe rivelarsi come un favore alla Lega. L'iter dell'autorizzazione inizierà mercoledì e durerà almeno un paio di mesi terminando molto a ridosso del voto europeo. L'M5s non ha ancora deciso in modo definitivo la linea da tenere, ma al momento prevale l'idea di votare a favore dell'autorizzazione a procedere. Entrambe le scelte sono scomode, ma in questo modo, fa notare qualche grillino, almeno si evitano ulteriori inquietudini nella base e soprattutto nel gruppo al Senato già squassato da rivolte ed espulsioni. Ma soprattutto, se poi Salvini decidesse di farsi comunque scudo dell'immunità proprio nella sua battaglia di bandiera, suonerebbe come una fuga. Nel Carroccio si ostenta serenità: «Non ci siamo mica noi nell'angolo», sussurra un senatore. E del resto Salvini ha già fatto trapelare la sua «voglio di andare fino in fondo ed essere convocato a Catania», rinunciando quindi all'immunità.

A conferma che i paletti sono saltati, Salvini si appresta anche ad andare in visita ai cantieri della Tav a Chiomonte. Un vero schiaffo in faccia ai grillini. «La questione andrà risolta prima delle elezioni in Piemonte - aggiunge il deputato del Carroccio - ma non credo a una crisi di governo su questo. Anche perché non mi pare di vedere tanti onorevoli grillini pronti a impiccarsi su questo tema». Serve una via d'uscita spendibile per tutti, e il referendum non convince l'ala M5s che fa riferimento a Roberto Fico: il presidente della Camera sul no alla Tav è irremovibile.

I pentastellati a loro volta affidano la riscossa ad Alessandro Di Battista. Il «Che» grillino si prepara a un nuovo tour in giro per l'Italia e batterà sui temi a lui cari: l'ambiente e il sociale, con un occhio all'esperienza terzomondista. L'attacco alla Francia sul franco coloniale sarebbe stata una sua idea. L'accento sarà spostato sugli ultimi, sfruttando l'ariete del reddito di cittadinanza, dell'aiuto ai pensionati più poveri anziché alla classe media cara alla Lega. Una cosa pare certa: Lega e M5s tireranno la corda, ma nessuno si sogna di spezzarla.

Sempre che Conte regga alla pressione.

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