Cronache

La civiltà a volte la misura un ascensore

Domenico è già prigioniero di suo di una malattia che ti toglie prima i ricordi e poi i pensieri

La civiltà a volte la misura un ascensore

Gli hanno dato gli arresti domiciliari anche se non lo hanno né processato né condannato. Gli hanno dato 6 anni di reclusione come agli usurai e agli spacciatori. Come per la testata che Roberto Spada ha dato in faccia al giornalista Rai Daniele Piervincenzi.

Domenico invece non ha fatto niente ed è già prigioniero di suo di una malattia che ti toglie prima i ricordi e poi i pensieri. Ha 78 anni ed è la figlia Angela che parla per lui. Vive in una palazzina della Regione di Barletta, ma non può uscire di lì. L'ascensore in realtà c'è, ma è in attesa di collaudo. Da sei mesi. Sei mesi senza poter uscire per strada, a respirare un'ora d'aria, sei mesi per un collaudo che tarda a tempo indeterminato. Non è il solo Domenico a vivere da recluso in libertà, ma tutti gli anziani del condominio, ostaggio non solo del tempo che passa e dell'ascensore che non passa mai, ma anche di quello stato di torpore rassegnato che sembra aver vinto quelli che dovrebbero occuparsi, nel condominio e fuori, delle cose e di farle funzionare. Hanno fatto domanda, insistito, reclamato, protestato. Coinvolto a lettere, appelli e domande sindaco, governatore, prefetto, ma niente. Non c'è fretta, non è una priorità, vedremo. «Sono costretta a denunciare questa grave discriminazione - spiega la figlia alla Gazzetta del Mezzogiorno -. Mio padre è gravemente ammalato e la sua malattia degenera sempre più anche perché non possiamo portarlo nei centri di riabilitazione».

A suo modo è un uomo fortunato. A Trapani lo stesso destino toccò a un uomo costretto alla sedia a rotelle e reso cieco da un ictus. Abitava in un alloggio al sesto piano di un palazzo Iacp e anche lì l'ascensore era bloccato ma da vent'anni. Ad Andria l'ascensore rotto era direttamente quello dell'ospedale, gli operatori sanitari erano costretti a scendere e salire decine di scalini dal terzo piano a quello interrato solo per fare le Tac. All'ospedale di Senigallia un ascensore è rimasto bloccato due anni. Nemmeno al cimitero puoi stare tranquillo. Quello di Concordia funziona solo il giorno dei defunti, poi rimane fuori servizio per il resto dell'anno. Nel mondo dove i nonni mantengono i nipoti con i risparmi, la flessibilità vale solo per chi non ha niente e i figli vanno meno lontano dei padri, non è l'ascensore sociale che si è bloccato che racconta la deriva di un Paese.

Ma un ascensore e basta.

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