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Clima, "intesa storica" (a parole)

Ambizioso accordo "per ridurre il riscaldamento globale di un grado e mezzo"

Clima, "intesa storica" (a parole)

Parigi Ecco l'accordo sul clima: arriva dopo anni di negoziati mondiali, due settimane di colloqui e di discussioni notturne. I delegati di quasi 200 Paesi hanno raggiunto a Parigi l'intesa per limitare il riscaldamento globale, che viene naturalmente definita «storica», anche se il rischio che si tratti solo di un elenco di promesse a vuoto è concreto. La bozza, presentata ieri dal ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, presidente della 21esima Conferenza mondiale sui cambiamenti climatici (Cop21), fissa il limite del «global warming» ben al di sotto dei 2 gradi centigradi entro il 2020, puntando all'obiettivo di 1,5 gradi.

C'è l'attenzione al taglio delle emissioni di gas a effetto serra, e all'impegno finanziario per aiutare i Paesi in via di sviluppo nella sfida alla sostenibilità ambientale. Un successo, secondo alcuni, che fissano il paragone con il protocollo di Kyoto del 1997. Ancora fumo negli occhi per altri, Ong comprese. «Una frode, un falso», è il giudizio dello scienziato statunitense James Hansen. L'astrofisico e climatologo boccia senza mezzi termini i patti di Le Bourget. «È una sciocchezza dire: abbiamo l'obiettivo dei 2 gradi e cercheremo di fare un po' meglio ogni 5 anni. Sono solo parole senza senso. Non c'è alcuna azione, solo promesse».

grandi della Terra celebrano il traguardo raggiunto. A cominciare dal presidente francese, François Hollande («Si tratta del primo accordo universale nella storia dei negoziati in termini climatici»), e dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban ki-Moon. Barack Obama definisce «grandioso» l'accordo: «Quasi tutti i Paesi del mondo hanno firmato l'accordo a Parigi grazie alla leadership americana», scrive il presidente Usa sul suo profilo twitter. E per il segretario di Stato americano John Kerry è «una vittoria per il pianeta e per le generazioni future». Così come parla di «accordo storico» il premier britannico David Cameron. E Matteo Renzi si accoda: «L'accordo sul clima è un passo in avanti decisivo. Italia protagonista, oggi e domani», twitta il presidente del Consiglio.

Nel dettaglio emergono molti punti critici. Mantenere l'aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali entro il 2020 e proseguire gli sforzi per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, è ritenuto un obiettivo ambizioso e rischioso per la sicurezza alimentare del pianeta dall'Arabia Saudita. Tra i nodi più controversi anche la riduzione delle emissioni inquinanti. Si prevede di raggiungere un picco globale delle emissioni di gas a effetto serra nel più breve tempo possibile, riconoscendo che ce ne vorrà di più per i Paesi in via di sviluppo. Sui finanziamenti, ai Paesi avanzati viene ribadito l'obbligo di «fornire risorse» per supportare quelli in via di sviluppo, e chiesto di stilare una «roadmap precisa» per arrivare a mobilitare 100 miliardi di dollari l'anno da qui al 2020.

Ma spariscono tutti gli aggettivi proposti nella bozza per definire queste risorse.

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