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"Il Colle consegnò l'Italia a Monti e ai tifosi dell'egemonia tedesca"

L'economista che denunciò i trucchi dietro il cambio di esecutivo: "Restiamo un Paese a sovranità limitata"

"Il Colle consegnò l'Italia a Monti e ai tifosi dell'egemonia tedesca"

Nel 2012, a pochi mesi dalla destituzione forzata di Silvio Berlusconi, Giulio Sapelli, ordinario di Storia economica alla Statale di Milano, aveva scritto L'inverno di Monti , un saggio che scatenò polemiche perché contrario alla vulgata che faceva dell'uomo con il loden il salvatore della patria. A tre anni di distanza parlare di «complotto» non è più eresia.

Professor Sapelli, la cronaca recente sembra aver confermato le sue tesi.

«Si disvela il fatto che l'Italia sia un Paese a sovranità limitata. Nel 2011 è accaduto un evento straordinario dal punto di vista della storia costituzionale: un governo si dimise senza sfiducia parlamentare e contestualmente a questo il presidente della Repubblica Napolitano nominò senatore a vita e poi presidente del Consiglio una persona rispettabile, un giornalista economico».

Monti giornalista economico?

«Non penso che si possa definirlo un economista, non avendo pubblicazioni illustri. Era solo stato in alcuni consigli di amministrazione come quello della Fiat ed era uno dei consiglieri principe di Goldman Sachs. Monti fu quello che artatamente modificò il Trattato di Maastricht inserendo il limite del 3% di deficit/Pil. Era un rappresentante dell'ordoliberalismo tedesco: la corrente di pensiero che impone di traslare nelle Costituzioni il divieto di fare debito pubblico e la libertà di mercato. L'uomo che era stato interprete di queste tesi veniva nominato premier».

Qual era l'obiettivo di questo piano ideologico ed economico?

«Ipotizzavano un'economia totalmente fondata su un abbassamento dei costi dei Paesi sottomessi alla Germania in modo tale che quest'ultima potesse esportare verso di loro i suoi prodotti. Del notevole surplus tedesco, che è una palese violazione dei Trattati, però non importa a nessuno».

L'inchiesta di Trani verte proprio su questi argomenti.

«A me fa paura e tristezza che i giudici si occupino di queste cose. Le agenzie di rating sono in conflitto di interessi. Il vero reato è quello di esistere e che degli stupidi ci credano. Non c'è rapporto fra debito e spread, è una questione di oligopolio finanziario: oggi il debito è più alto rispetto al 2011, ma lo spread è sceso».

Nel 2011 non c'erano motivi per avallare una transizione poco democratica.

«È stato un vulnus alla democrazia, come nell'antica Roma quando il Senato in crisi nominava un dictator che aveva la possibilità di emanare leggi».

Quali sono le origini della sua avversione alla tecnocrazia?

«Il limite posto dall'Europa agli investimenti strutturali pubblici colpisce i consumi e impedisce la ripresa. Oggi questo è evidente nella stessa Germania che pensava di svilupparsi con le esportazioni. Aveva ragione quell'esigua schiera di economisti come Galbraith, Amoroso e Krugman che indicava queste tesi come una desertificazione dell'industria. È la strategia di McKinsey che vuole ridurre gli italiani in camerieri e addetti ai servizi turistici».

E cosa pensa del governo Renzi che, come i predecessori, non è stato eletto?

«È un governo bipolare che soffre di schizofrenia. Di buono c'è che ha l'appoggio degli Stati Uniti contro il modello tedesco di egemonia distruttiva verso l'Europa. Ma in politica economica fa il contrario di quello che dice.

L'ultima mossa contro le banche popolari è terribile e vergognosa: un Paese pieno di pmi come l'Italia è l'unico ad ammazzare gli istituti che le finanziano».

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