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Il Colle detta l'agenda al governo: sisma, sicurezza e disoccupazione

Il presidente vuole un esecutivo «nella pienezza delle funzioni»

Il Colle detta l'agenda al governo: sisma, sicurezza e disoccupazione

Roma - Prima la riforma. Se vogliamo «nuove elezioni con esito chiaro», avverte Sergio Mattarella, servono due sistemi di voto «omogenei e non inconciliabili», diversi insomma da quelli di oggi, «uno maggioritario e l'altro proporzionale», che da qualche provocano lo stallo. E non basterà la sentenza della Consulta sull'Italicum: la nuova legge dovrà essere «pienamente operativa, affinché non ci siamo margini di incertezza» o ricorsi. Dopo, solo dopo, le urne. Nel 2018? Non è detto: «Siamo nella fase conclusiva della legislatura, con un orizzonte di elezioni» e «l'andamento della vita parlamentare ne determinerà le condizioni». Se e quando ci saranno i presupposti, il presidente scioglierà le Camere.

Intanto c'è un Paese da mandare avanti. «Il governo - spiega il capo dello Stato durante lo scambio di auguri con le alte cariche - ha il dovere di farsi carico dei tanti problemi presenti. Dal terremoto alla condizione economica italiana, dalla sicurezza del risparmio al sistema bancario e all'occupazione, dall'immigrazione agli impegni internazionali», come il consiglio di sicurezza Onu a marzo, i sessant'anni del Trattato di Roma, il vertice G7 di Taormina a maggio». L'elenco è lungo: per il Quirinale non esistono esecutivi a termine, solo governi, «che hanno ottenuto la fiducia e sono nella pienezza delle funzioni».

A Gentiloni quindi non c'era alternativa. Il capo dello Stato ne approfitta per spazzare il campo dalle polemiche. Il referendum, una prova di «solidità della democrazia» non può essere «strumentalizzato. La Costituzione, «che tutti dobbiamo amare e rispettare», non dice che è il popolo a scegliere chi ci governa, ma è il Parlamento, «organo eletto dal popolo», a conferire pienezza di funzioni al governo». La dialettica politica, «franca e talvolta aspra» è una bella cosa, però guai a «fomentare inimicizia e odio». Mettiamoci piuttosto a lavorare perché ci sono tanti problemi. «La difficoltà delle famiglie nonostante i miglioramenti dell'occupazione, l'ampia area di povertà, l'insicurezza, il disagio, l'accresciuto divario sociale». Servono, conclude, «proposte e idee», non altre liti da cortile.

Buon Natale.

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