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Colle-Palazzo Chigi, braccio di ferro silenzioso

Lo storytelling di Palazzo Chigi racconta di un Matteo Renzi per nulla propenso a rimanere in sella in caso di vittoria del Sì, ben consapevole che il rischio sarebbe quello di essere cotto a fuoco lento di qui a quando - presumibilmente a giugno - si finirebbe per andare a elezioni anticipate

Colle-Palazzo Chigi, braccio di ferro silenzioso

Lo storytelling di Palazzo Chigi racconta di un Matteo Renzi per nulla propenso a rimanere in sella in caso di vittoria del Sì, ben consapevole che il rischio sarebbe quello di essere cotto a fuoco lento di qui a quando - presumibilmente a giugno - si finirebbe per andare a elezioni anticipate. Il ragionamento del premier non fa una piega, anche se alcuni degli uomini più vicini al leader del Pd non sottovalutano il «fascino» che esercita su di lui la poltrona di presidente del Consiglio. Insomma, a parole Renzi si dice pronto a lasciare ma in verità già starebbe ragionando su un eventuale rimpasto.

Comunque stiano le cose, di certo c'è che il premier non ha alcuna intenzione di farsi dettare l'agenda da chicchessia, comunque si concluda la partita referendaria. È per questa ragione che ormai da settimane è in corso un discreto ma deciso braccio di ferro tra il Quirinale e Palazzo Chigi. Con Sergio Mattarella a predicare «moderazione» e «responsabilità» qualunque sia il risultato delle urne. Dovesse vincere il Sì, auspicando che Renzi lasci stare gli intenti bellicosi di queste ore e metta da parte l'idea di spianare la minoranza dem facendo nei fatti implodere il Pd. Una tentazione che sarebbe quasi irresistibile, visto che il premier non ha affatto gradito il riposizionamento di tanti big del Pd (da Dario Franceschini a Andrea Orlando) che già lo danno per spacciato. Ma è soprattutto in caso di vittoria del No che il Colle chiede «ragionevolezza». Perché la gestione del post referendum non deve essere scomposta. Quello che vuole Mattarella, insomma, è un approccio esattamente opposto a quello che ha caratterizzato le ultime settimane di campagna elettorale.

Ed è proprio in questo secondo scenario che la divergenza di vedute tra il capo dello Stato e il premier potrebbe essere sostanziale, soprattutto nel caso in cui Renzi sia davvero convinto a lasciare Palazzo Chigi. Seppure sottotraccia, insomma, la tensione è alta. Tanto che al Quirinale c'è chi ha interpretato come una sorta di «pizzino» i rumors arrivati dall'entourage di Renzi secondo cui il premier sarebbe pronto a dimettersi anche se vincesse il Sì.

Un modo per far sapere a Mattarella che, comunque vadano le cose domenica, ha intenzione di continuare a dare le carte lui.

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