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Colnago ne fa 86 con la bici del futuro

La nuova creatura del patron: leggerissima, tecnologica e fatta mano

Colnago ne fa 86 con la bici del futuro

Milano - «Io di notte dormo poco, così spesso mi capita di pensare a come migliorare un progetto o una bici. Non ho studiato all'Università ma ho fatto 25 giri d'Italia e ho servito squadre e campioni. Nasce tutto così...». Ottantasei anni e non sentirli. Ernesto Colnago festeggia il suo compleanno, presentando sul palco dell'Unicredit Pavilion di piazza Gae Aulenti, nuovo cuore pulsante della Milano più vicina all'Europa, la «C64». É la sua nuova creatura, un gioiello in carbonio che pesa poco più di sei chili e mezzo, completamente fatto a mano. A Cambiago si usa così da sempre. E tutto il gotha del ciclismo, e non solo del ciclismo, è qui santificare un evento che non è solo una bici nuova. E' l'omaggio ad un imprenditore di una generazione che non c'è quasi più, che è diventato un simbolo del made in italy, che ha raccolto l'eredità storica di un'industria che in Italia fatica a ritrovarsi, che sono valori e radici, il tessuto sano di un Paese che ha le mani grosse e non ha perso la voglia di andare a bottega. Due anni di lavoro, di studi e di progettazione per togliere ancora qualche grammo di peso, ripensare i freni, il reggisella, per aumentare la rigidità di un telaio che quest'anno riporterà in sella Fabio Aru che, anche se corre per una squadra degli Emirati, indosserà il tricolore di campione italiano : «Sono felice di tornare a correre con Colnago - ha detto ieri arrivando in bici sul palco- Dopo cinque anni con l'Astana avevo bisogno di cambiare e di fare una nuova esperienza. Tra una decina di giorni nel Tour di Abu Dabi annunceremo quale sarà il programma delle gare a cui parteciperò...». Ma se Fabio Aru è il presente e il futuro a rendere omaggio al «Cavalier» Ernesto ieri c'era un po' tutto il suo ciclismo. Una storia di amicizie, di bici passate dalle ammiraglie, di intuizioni e di vittorie. A cominciare da Giorgio Squinzi, l'ex presidente di Confindustria, che con l'armata della Mapei ha tagliato a mani alzate quasi 700 traguardi, ha scritto la storia della Roubaix vinta con la prima bici in carbonio e a cui Colnago ha regalato un nuova C64 realizzata proprio con i colori storici di quella squadra. Da Beppe Saronni, il corridore più amato dall'Ernesto, che oggi è al timone proprio di quella Uae Emirates dal cuore italiano che ha rilanciato la sfida, a Toni Rominger, da Pavel Tonkov a Paolo Savoldelli a Gianni Motta tanti giri d'Italia messi in bacheca, ad Andrea Tafi, l'ultimo azzurro a trionfare nella Parigi-Roubaix. Tutti lì a rendere onore ad un signore che dalle forcelle dritte, al carbonio ai freni a disco nel ciclismo ha sempre innovato e che ad 86 anni ha ancora la capacità di pensare veloce in un mondo che va velocissimo: «Qual è la bici a cui sono più affezionato? Non chiedetemelo..

.Per me sono come dei figli, ognuna diversa dall'altra, ma le amo tutte»

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