Cronache

Colpito l'impero Casamonica Blitz nelle ville stile Gomorra

Operazione Antimafia tra Roma e la Calabria: 31 arresti I boss minacciarono anche Salvini: «Devi rigare dritto...»

Colpito l'impero Casamonica Blitz nelle ville stile Gomorra

Basta il nome. Basta presentarsi come uno della famiglia Casamonica per ottenere tutto. Persino far suonare la musica del Padrino alla banda ingaggiata per il funerale dello zio Vittorio, l'ottavo «re di Roma», tre anni fa. Ingaggio, come rivelano gli stessi musicisti, mai retribuito. Trentasette ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dalla Dda, 31 persone in manette, 14 per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsioni, droga, usura, sei latitanti. A capo della banda Giuseppe Casamonica che poche settimane fa minacciò il ministro dell'Interno Matteo Salvini dopo l'annuncio del censimento tra i rom: «Riga dritto...»

In manette anche il pugile Domenico Spada, detto Vulcano, campione italiano e titolare di una palestra (sequestrata) e frequentata dal senatore 5Stelle Emanuele Dessi. Fra i personaggi famosi vittime dei Casamonica il conduttore radiofonico Marco Baldini, più volte incappato nei prestiti a causa della sua dipendenza patologica per il gioco, e il figlio adottivo di Franco Zeffirelli, Luciano. A fronte di un prestito di 20mila euro a lui gli viene applicato un tasso annuo del 30 per cento. Per Enrico Migliarini, debitore in solido con Marco Baldini, il tasso annuo è del mille per mille: a fronte di 10mila euro avuti, in sei anni il clan ottiene 600mila euro. Le indagini sono state avviate dopo il funerale show di Luciano Casamonica avvenuto nel quartiere romano dell'Alberone. Una cerimonia imbarazzante, con il feretro su un carro funebre trainato da cavalli, lancio di petali da un elicottero, musica con chiari riferimenti al boss di Corleone. Secondo il procuratore capo della Dda Di Roma Michele Prestipino «il nome Casamonica da tempo incute timore reverenziale nei confronti dei cittadini. Basta presentarsi con quel nome per ottenere le cose». «Come gli Spada a Ostia e i Gambacurta a Montespaccato - prosegue Prestipino - i Casamonica basano gran parte della loro forza sul controllo del territorio, in continuità con le mafie tradizionali». La potenza del clan deriva dalla sua forza numerica, dalla disponibilità di armi e dall'utilizzo della lingua sinti, difficilmente decifrabile. Oltre al vincolo familiare che lega spesso tra loro i membri dell'organizzazione criminale».

Tra i locali sequestrati un ristorante al Pantheon, in pieno centro di Roma, e una discoteca nella zona di Testaccio, cuore della movida notturna. Nonostante i Casamonica si spostino dall'Abruzzo a Roma negli anni '70, per i carabinieri si tratta di «un'associazione mafiosa autoctona, strutturata su più gruppi criminali, prevalentemente a connotazione familiare, dotati di una propria autonomia decisionale e dediti a vari reati tra cui spaccio di droga, usura ed estorsioni». Fondamentali per le indagini non solo i racconti delle vittime ma soprattutto le rivelazioni di alcuni pentiti, fra i quali l'ex compagna di Massimiliano Casamonica, Debora Cerreoni, e un collaboratore di Luciano, Massimiliano Fazzari. Roccaforte del clan una villa bunker a Porta Furba, zona Appia, con ramificazioni nel quartiere Tuscolano, Romanina e Tor Vergata, da sempre controllati dai Casamonica. «L'ostentazione del lusso - racconta la Cerreoni - è una manifestazione di potere da mostrare e far valere di fronte alle altre gang criminali.

Per loro il Rolex è un segno distintivo».

Commenti