Politica

Meglio ascoltare i mercati che la politica

Il giorno in cui si procederà a liberalizzare davvero e privatizzare in maniera massiccia sarà sempre troppo tardi

Meglio ascoltare i mercati che la politica

La decisione di Mediaset di puntare all'acquisizione di Ray Way, lanciando un'Opa volta a creare un vero colosso nel settore delle infrastrutture televisive italiane, ha prodotto due effetti contrastanti. Da un lato, i mercati hanno reagito in maniera assai positiva: facendo aumentare in modo impressionante le quotazioni dei titoli di entrambi le aziende; dall'altro, i politici sono subito scesi in campo lamentando il rischio di un monopolio e la fine di un vero mercato del settore. Taluni esponenti del Pd hanno negato che questa acquisizione possa mai realizzarsi, mentre dal Movimento Cinque Stelle già si parla di un patto del Nazareno in versione radiotelevisiva. In una società libera, le aziende si comprano e si vendono, ed esse non sono controllate da oligarchi nominati dalle segreterie di partito. Ancora una volta, allora, è assai meglio ascoltare i mercati che i deputati e i senatori, dal momento che il vero scandalo non è il tentativo di un'impresa di crescere anche grazie ad acquisizioni (cosa mai dovrebbe fare?) ma il fatto che vi siano politici che pretendono di gestire la vita economica e usano il loro potere in maniera ricattatoria. Lo scandalo è nella carenza di mercato: nel fatto che troppi settori – come questo – hanno una forte presenza pubblica, nel fatto che anche i soggetti privati sono spesso limitati da regole ingiustificate e da autorità che si muovono seguendo schemi del tutto indifendibili, nel fatto che l'accesso a questo o quel settore produttivo è irto di mille ostacoli. Un po' come nel caso del matrimonio tra Mondadori e Rizzoli, vari politici oggi invocano l'Antitrust. In altre parole, non ci si preoccupa di privatizzare e liberalizzare (come si dovrebbe fare), ma si tenta di impedire in extremis che gli attori economici agiscano secondo i loro piani imprenditoriali. Sullo sfondo c'è anche un'idea sbagliata di monopolio e concorrenza. Per molti commentatori, un sistema è libero non già quando chiunque può avervi accesso e non vi sono giocatori privilegiati (che, ad esempio, tassano l'intera popolazione per incassare il canone), ma quando le quote di mercato sono variamente distribuite. È un errore: la cosa cruciale è che chiunque possa produrre un dato bene, e se per caso un soggetto di successo abuserà della propria posizione offrendo servizi di bassa qualità e alto prezzo, subito vi sarà chi entrerà in scena e gli sottrarrà la clientela. Non c'è nulla allora di scandaloso nell'aspirazione di un'impresa privata come Mediaset a rafforzarsi. Lo scandalo è la Rai: è l'esistenza di un sistema informativo di Stato gestito da politici secondo logiche politiche. E anche in questo caso lo si vede, perché se Rai Way fosse stata privatizzata e fosse controllata da un soggetto non politico, molte delle speculazioni in corso non avrebbero ragione di esistere.

Questo episodio insegna allora una cosa che i liberali sanno da tanto tempo: e cioè che il giorno in cui si procederà a liberalizzare davvero e privatizzare in maniera massiccia sarà sempre troppo tardi.

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