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Commissioni di garanzia, il Pd boicotta l'intesa

I dem insistono sul Copasir e bloccano anche le quattro nomine Rai e le giunte per le elezioni

Commissioni di garanzia, il Pd boicotta l'intesa

Roma Il Pd non molla l'intelligence. L'accordo sulle commissioni di garanzia non c'è: ieri i democratici hanno deciso di non comunicare i nomi dei componenti nelle bicamerali, Copasir e Vigilanza Rai, e nelle Giunte delle elezioni e delle immunità: la trattativa si è arenata. Lo stallo rischia di prolungarsi fino alla settimana prossima. Le presidenze delle quattro commissioni spettano, per prassi parlamentare, alle opposizioni. Ma il nodo vero riguarda il Copasir, l'organo di controllo sui servizi segreti: un ruolo chiave nell'assetto istituzionale, la cui presidenza è toccata in passato a leader come Massimo D'Alema e Francesco Rutelli. Matteo Renzi, nel suo primo intervento da senatore, ha opzionato la poltrona, anticipando il primo atto: l'audizione del ministro della Difesa Elisabetta Trenta sul caso del presunto conflitto di interessi. Ma anche Forza Italia e Fratelli d'Italia, che non hanno votato la fiducia (Fdi si è astenuto) al governo gialloverde guidato dal premier Giuseppe Conte, rientrano a pieno titolo nei gruppi di opposizione.

Il partito di Silvio Berlusconi punterebbe con Maurizio Gasparri alla Vigilanza Rai ma l'impasse sul Copasir riaprirebbe l'intera partita. Giorgia Meloni si considera al pari di Pd e Forza Italia partito di opposizione e non vorrebbe rinunciare al Copasir: un esponente di Fdi (Edmondo Cirielli) alla guida della bicamerale sui Servizi avrebbe il via libera di Lega e M5s. Ma il Pd non cede e rilancia con due opzioni: Lorenzo Guerini o Marco Minniti. Meloni, Salvini e Di Maio avrebbero i numeri per eleggere il presidente della commissione sull'intelligence. Una soluzione che servirebbe alla Lega per recuperare un posto nell'ufficio di presidenza della Camera dei deputati; il partito di Giorgia Meloni, oltre al questore Cirielli, occupa con Fabio Rampelli la vicepresidenza. La Vigilanza Rai dovrebbe andare a Fi, ma se non si trova l'accordo sul Copasir lo schema si ribalta con un esponente azzurro al Comitato parlamentare sui Servizi e uno del Pd alla Vigilanza. A Fratelli di Italia toccherebbe una Giunta.

Ma l'accordo sulle commissioni di garanzia è anche il presupposto per giungere all'intesa sull'elezione dei 4 componenti del Cda della Rai. Lo stallo ha creato già un primo vulnus: la mancata costituzione della Giunta delle elezioni, chiamata a decidere su incompatibilità e ricorsi, obbliga il Parlamento ad operare con tre componenti in meno. Oltre alla surroga dei due dimissionari Massimiliano Fedriga, il deputato leghista eletto presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, e di Claudia Maria Terzi, nominata assessore regionale in Lombardia, c'è da sciogliere il nodo del senatore mancante: in Sicilia il M5s ha raccolto più seggi rispetto al numero candidati. Ad oggi i senatori eletti sono 314. Chi andrà a ricoprire lo scranno vuoto? Lo deciderà la Giunta.

Quando sarà operativa.

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