Cronache

Il Comune valtellinese dove le ceneri dei morti fanno risparmiare i vivi

Grazie al business del forno crematorio nel 2015 niente Tasi e Imu al minimo nel Comune di Albosaggia (Sondrio)

Uno degli ambienti del forno crematorio di Albosaggia
Uno degli ambienti del forno crematorio di Albosaggia

Albosaggia (Sondrio) - «Cenere ritornerai e le tasse non pagherai». Potrebbe essere lo slogan di un piccolo, ma ridente comune della Valtellina. Niente di macabro: la lungimirante idea di ospitare l'unico forno crematorio della provincia permette all'amministrazione di Albosaggia di non far pagare la poco amata Tasi. Non solo la recente tassa comunale è stata azzerata, ma anche l'Imu viene calcolata al minimo e non si applica l'addizionale Irpef. Un paradiso di montagna a tasse zero o ridotte grazie alle 6 cremazioni al giorno su un totale di 2000 servizi collegati al forno.

«Parlare di forno crematorio è sempre delicato, ma in questi tempi di crisi e pressione fiscale i morti aiutano i vivi», spiega Fausto Giugni, sindaco di Albosaggia. Il comune a un chilometro da Sondrio conta su poco meno di 3200 anime. Gente seria, che lavora e vive ai piedi delle belle montagne lombarde della Valmalenco a un passo dalla Svizzera.

«Si informa anticipatamente che è in fase di approvazione il bilancio e l'amministrazione comunale ha previsto anche per l'anno 2015 la non applicazione della Tasi. Sarà di conseguenza deliberato l'azzeramento dell'aliquota per tutte le fattispecie imponibili», si legge sul sito di Albosaggia. Un messaggio da sogno per i cittadini di qualsiasi cittadina italiana reso possibile grazie alle cremazioni che mandano le tasse in fumo. «I 170mila euro di introiti nelle casse comunale del forno crematorio ci permettono di finanziare le attività associative e per il secondo anno di seguito non abbiamo riscosso la Tasi», conferma il sindaco. Il tutto grazie ai 2000 servizi funebri all'anno del forno. Oltre alle ceneri del caro estinto è prevista la cremazione dei resti tumulati dopo il periodo temporale previsto per legge e delle parti organiche degli ospedali. «Siamo riusciti anche a contenere l'Imu al minimo del 4 per mille e non applicare l'addizionale Irpef che va a finire nelle casse regionali», osserva il sindaco di Albosaggia, ex alpino.

Il forno crematorio sembrava non volerlo nessuno. La precedente amministrazione, quando Giugni era vice sindaco, aveva invece intuito il beneficio. Dopo un iter durato quattro anni con la regione Lombardia si è arrivati all'apertura del forno al cimitero di Albosaggia nel febbraio 2013. «Non abbiamo tirato fuori un euro», sottolinea l'attuale prima cittadino, grazie al project financing di un'associazione d'imprese. L'investimento di 1.775.496 euro è gestito dalla «Tempio crematorio lombardo». Una convenzione con il Comune prevede un introito per le casse dell'amministrazione di un massimo del 9 per cento per i servizi offerti dal forno. «Vengono a cremare i propri cari anche dalla Svizzera e per i nostri concittadini che fanno questa scelta i familiari non pagano», spiega il sindaco. Le ritrosie della Chiesa sono state in gran parte superate. Molti portano l'urna con le ceneri in cimitero dove vengono benedette. «Si spende molto meno rispetto ad una tomba. Anche questo aspetto conta in tempi di crisi», ammette il sindaco, che fa parte del corpo militare della Croce rossa.

Il forno crematorio anti tasse serve anche a finanziare dalla polisportiva agli alpini, dalla protezione civile al mondo della scuola, dalla banda agli anziani ed una serie di iniziative culturali. Ad Albosaggia le stime della Tasi sono di 50-60mila euro all'anno sulle spalle dei cittadini. Nel 2014 il forno ha versato al Comune tre volte tanto.

«Può suonare triste dirlo - afferma il sindaco - ma fra tasse e crisi quelli che non ci sono più ci aiutano ancora».

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