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"Comunque vada io sarò in campo Non vedo nessuno migliore di me"

Il Cavaliere intervistato da Porro: «Riporterò il centrodestra al governo»

"Comunque vada io sarò in campo Non vedo nessuno migliore di me"

Roma «Dopo cinque anni di attesa spero che la Corte di Strasburgo accolga il mio ricorso contro la Legge Severino in tempi il più possibile brevi. Il mio ruolo comunque è chiaro, sarò in campo per portare il centrodestra alla guida del Paese».

L'offensiva mediatica sempre più trasversale di Silvio Berlusconi sbarca in modulazione di frequenza. Il presidente di Forza Italia si concede alle domande di Nicola Porro su Radio 105, nella trasmissione «105 Matrix», alla vigilia della riunione della Corte europea dei diritti dell'uomo. Un passaggio importante che il Cavaliere evita di enfatizzare, facendo capire che il suo impegno politico non è legato alla decisione dei giudici della Grande Camera.

Berlusconi preferisce concentrarsi sull'attualità, partendo dallo schiaffo della mancata assegnazione dell'Agenzia Europea del Farmaco. «Mi dispiace molto da italiano che non sia stata assegnata a Milano, non solo per una questione di prestigio ma perché in gioco ci sono investimenti e migliaia di posti di lavoro. Da milanese mi dispiace ancora di più. A questo si aggiunge la beffa del sorteggio. Bisogna trarne qualche lezione utile per il futuro del nostro Paese e del nostro modo di stare in Europa. Il mio governo era riuscito ad ottenere per l'Italia la presidenza della Bce, l'Autorità per la Sicurezza Alimentare a Parma e le amministrazioni di centrodestra l'Expo a Milano. Forse il nostro Paese non ha più lo stesso peso in Europa e nel mondo che aveva col mio governo».

Una inversione di rotta potrà, però, avvenire presto. «Come nel 2008 anche nel 2018 gli italiani sceglieranno il nostro centrodestra. Vinceremo le elezioni e avremo la maggioranza, ne sono sicuro. Ci vuole una svolta, un cambiamento. Del rinnovamento delle liste di Forza Italia mi sto occupando personalmente. In questo centrodestra anche valori e idee della destra hanno piena cittadinanza come nelle regioni che governiamo con Lega e Fdi dove non mi pare prevalga il populismo bensì concretezza e cultura del fare».

Le va di fare un'altra campagna elettorale? «È un bell'impegno considerando che sono un giovanotto... ma è scattato in me lo stesso senso del dovere verso il Paese del '94 quando se non fossi sceso in campo sarebbero andati al potere i comunisti. Ora c'è il pericolo dei Cinque stelle, con un programma basato sull'invidia del ceto medio e degli imprenditori, con la prospettiva di una imposta patrimoniale, una di successione e tasse elevatissime sulla prima casa. E siccome non vedo in giro persone migliori di me che possano convincere gli italiani del pericolo, allora io sono in campo. Il Pd non è più una alternativa o un argine efficace».

Infine una battuta su Vladimir Putin con un giudizio di merito sulla sua figura: «Le conversazioni con il più grande leader del mondo devono rimanere riservate».

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