Politica

Condannati all'inutilità

Che senso ha ora tenere in vita il partitino patetico di Alfano?

Condannati all'inutilità

Sulle conseguenze politiche prodotte nel centrodestra dall'assoluzione di Silvio Berlusconi ci siamo già espressi ieri. Ma il discorso merita un breve seguito. Cominciamo con una domanda ovviamente retorica: che senso ha ora tenere in vita il partitino patetico di Angelino Alfano? Non ne aveva ieri, figuriamoci oggi. Forza Italia interloquisce direttamente con Matteo Renzi allo scopo di promuovere le riforme, benché non stia nella maggioranza di governo. Inoltre, il premier ha dichiarato apertamente che il patto del Nazareno esce rafforzato dalla sentenza che solleva il Cavaliere dall'incubo.
Il Ncd è nell'angolo, inutile come una patacca. Alfano venerdì ha tentato di parlare al telefono all'«assolto» col pretesto di felicitarsi con lui; in realtà, si è reso conto che il verdetto d'appello ha cambiato le carte in tavola ed è giunto il momento di mutare gioco. Il mazzo è tornato in mano a Silvio. Pertanto? L'ex delfino ha capito di essere soltanto una trota e probabilmente spera di ricucire un rapporto con l'ex presidente del Consiglio al fine di rientrare nella casa madre e di ricominciare la vecchia collaborazione.
Ignoriamo se ciò sia possibile. Ma sappiamo che il Cavaliere, ricevuta la buona notizia dai suoi avvocati, l'ha commentata solo in famiglia, con le persone con cui vive e con nessun altro. Alfano è rimasto col cellulare muto in mano. Cosa significa? Il fondatore di Forza Italia evidentemente si è riservato di riflettere prima di prendere qualsiasi decisione politica. È stanco di chiacchiere e di finti amici pronti ad abbandonarlo alla prima difficoltà.
Nelle scorse settimane non c'era anima, tra i suoi cortigiani di un tempo, disposta a consolarlo e a fargli coraggio. Quasi tutti erano convinti che ormai egli fosse spacciato. Scommettevano su una condanna bis.
E già pensavano alla spartizione della sua eredità politica: questo a te, questo a me. Troppo presto per festeggiare: Berlusconi, emulo di Lazzaro, è più vispo che mai e supponiamo che non dimenticherà gli affronti subiti. L'uomo non è rancoroso ed è incline a perdonare. Ma non grazierà tutti e si toglierà qualche pietra dalle scarpe. Forse accoglierà qualche figliol prodigo, ma dopo aver selezionato attentamente chi sia meritevole di essere invitato alla sua mensa.
Alcune teste rotoleranno. Non osiamo fare nomi, sarebbe di cattivo gusto. Lasciamo che i candidati al patibolo tremino senza il nostro contributo. È un fatto che da domani in poi, voltata pagina, Silvio si dedicherà al partito con l'entusiasmo degli anni Novanta nella speranza non solamente di fermarne il declino, ma anche con quella di recuperare terreno, profittando delle intese tecniche con Renzi che dovrebbero favorire il varo delle sospirate riforme.
Interpretazione personale: l'aspirazione principale di Berlusconi è rimettere in piedi un movimento all'altezza di competere con il Pd e di collaborare con la sinistra per dare all'Italia un assetto istituzionale moderno. In altri termini egli tiene a dimostrare anche a chi lo ha bistrattato (per farlo fuori) di essere uno statista degno di imprimere il proprio nome sulle trasformazioni necessarie a rigenerare la nostra povera e negletta Repubblica.

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