Politica

Condannato all'ergastolo il nazi che uccise la deputata «Remain»

Thomas Mair agì «per odio politico e con premeditazione»

Erica Orsini

Londra L'assassinio della deputata laburista Jo Cox fu un brutale atto terroristico. Così l'ha definito ieri il giudice inglese Justice Wilkie che ieri ci ha messo soltanto un'ora e trentasei minuti per condannare all'ergastolo l'autore del feroce delitto, il cinquantatrenne Thomas Mair. Mair, un estremista nazionalista con simpatie naziste, aveva aggredito e pugnalato più volte la parlamentare Jo Cox, proprio a Birstall, nel distretto dov'era stata eletta e lavorava con passione e impegno. L'aggressione, premeditata a lungo, era avvenuta soltanto una settimana prima del voto sulla Brexit. Nel colpire la donna, madre di due bambini piccoli, Mair aveva gridato «Prima la Gran Bretagna» ma il giudice ha sottolineato che la vera patriota in questo caso non era lui, ma la vittima. Mair, in abito scuro e cravatta blu, è rimasto impassibile alla lettura della sentenza e durante l'intero processo in cui aveva comunque deciso di non presentare prove a propria difesa. Alla fine aveva richiesto di poter fare una dichiarazione ma il giudice ha rigettato la richiesta. Al verdetto la famiglia della vittima ha sorriso e la sorella della Cox ha stretto soddisfatta la mano della madre. Nel banco dei testimoni il marito della deputata, Brendan, ha detto a Mair che provava pietà per lui perchè nella sua vita non c'era stato amore ma soltanto astio. Fuori dal tribunale Brendan Cox ha dichiarato che l'assassinio di sua moglie è stato un atto di terrorismo guidato dal rancore che al contrario aveva suscitato infiniti atti di amore. «La nostra famiglia non risponderà all'odio con l'odio - ha concluso mister Cox - e i valori di Jo vivranno per sempre nelle nostre figlie». Il giudice ha descritto la vittima come «una persona meravigliosa la cui generosità di spirito è stata evidente fino all'ultimo, anche quando ha affrontato una morte violenta e terribile» La Cox infatti, quando era già a terra in agonia aveva esortato la sua assistente a lasciarla per mettersi in salvo. «Lei afferma di essere un patriota - ha continuato il giudice rivolgendosi a Mair - ma questa parola nella sua bocca, affiancata al suo delitto, non ha alcun senso.

La sua azione non è stata guidata dall'amore per il nostro Paese ma dall'ammirazione per il nazismo».

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