Politica

Condannato il fidanzato di Noemi: 18 anni e otto mesi per l'omicidio

Il Tribunale di Lecce ha respinto una nuova perizia psichiatrica

Bepi Castellaneta

Lecce Fu lui a uccidere la sua fidanzata, fu lui a picchiarla e a massacrarla a colpi di coltello per poi seppellirla sotto un cumulo di pietre quando un debole respiro la teneva ancora in vita, fu lui ad abbandonarla laggiù, nelle campagne di Castrignano del Capo, un labirinto di ulivi alla punta estrema del Salento, e a rimanere a lungo in silenzio prima di confessare l'orrore. Per questo Lucio Marzo, 18 anni, all'epoca 17enne, è stato condannato a diciotto anni e otto mesi di reclusione. Lo ha deciso il Tribunale per i minorenni di Lecce al termine del processo che si è svolto con rito abbreviato. L'ultimo tentativo della difesa di ottenere una nuova perizia psichiatrica è stato respinto e così il ragazzo è stato riconosciuto colpevole dell'omicidio di Noemi Durini, 16 anni, di Specchia. «Non c'è soddisfazione di nulla, mia figlia non c'è più», dice la madre della vittima, Imma Rizzo. «Mi aspettavo anche trent'anni, non basta una vita per un gesto come questo», aggiunge la donna, mentre il padre dichiara che l'assassino «deve marcire in carcere». All'esterno del Tribunale ci sono le amiche di Noemi, indossano una maglietta bianca con la stampa del volto della ragazza e una scritta: «L'amore è un'altra cosa».

La sedicenne fu uccisa il 3 settembre dell'anno scorso, ma il cadavere fu trovato solo dopo dieci giorni. Gli investigatori non hanno mai creduto all'ipotesi dell'allontanamento volontario e fin dal primo momento hanno imboccato una pista ben precisa: quella che porta a Lucio, il fidanzato noto come un tipo irascibile e violento. La svolta c'è stata con il sequestro dell'auto usata dal ragazzo e la ricostruzione delle ultime ore di Noemi attraverso le immagini della videosorveglianza in una stradina di Specchia. Alla fine l'assassino è crollato, ha confessato nella caserma dei carabinieri sfidando la folla con atteggiamenti di scherno e rischiando il linciaggio mentre veniva portato in carcere.

Il 18enne ha fornito un lungo racconto, cambiando versione e alternando a volte verità a bugie, indicando però con precisione il luogo dell'omicidio: il corpo era sotto un cumulo di pietre nelle campagne di Castrignano del Capo. Secondo quanto emerso dall'autopsia Noemi è stata picchiata, accoltellata alla testa e al collo, sepolta quando era ancora viva.

L'inchiesta si è conclusa, Lucio è stato giudicato capace di intendere e di volere. «Non potrò mai perdonarlo, bisogna dargli l'ergastolo», ha detto la madre della vittima prima della sentenza spiegando di aver guardato negli occhi l'assassino. «In quello sguardo c'era un anno intero di sofferenza, lui dovrà chiedere perdono a Noemi e alla sua coscienza», ha aggiunto la donna auspicando un cambiamento delle leggi.

«Un reo confesso di un delitto fatto con così tanta crudeltà ha spiegato non può partire con un rito abbreviato per minori».

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