Politica

Condannato il santone, 28 morti per le proteste

Il guru accusato di stupro su due adepte. La rabbia di migliaia di seguaci contro l'esercito

Manila Alfano

L'esaltazione e la violenza. Esplosi quando i giudici hanno emesso la sentenza di colpevolezza per il santone Ram Rahim Singh. Il «guru luccicante» come lo conoscono i suoi seguaci, accusato di stupro. E si aggrava minuto dopo minuto il bilancio degli scontri esplosi in tre stati indiani, Punjab, Haryana e Chandigarh tra la polizia appoggiata da militari e i seguaci del guru. Almeno 28 le vittime al momento, 250 i feriti mentre mille persone sono state arrestate dalle forze dell'ordine. Secondo le emittenti indiane, le decine di migliaia di seguaci del santone, conosciuto anche come «Rock Guru» per le sue aspirazioni musicali, si sono abbandonate ad ogni genere di vandalismi, contro i giornalisti e le forze dell'ordine. Il coprifuoco è stato imposto nelle città di Panchkula e Sirsa, e misure speciali sono state introdotte anche a Noida, alla periferia di New Delhi.

La violenza si è scatenata alla notizia che i giudici avevano ritenuto il guru colpevole di stupro tra le sue seguaci. Tra le strade è esplosa una guerra; i dimostranti sono stati affrontati con lacrimogeni e idranti, i testimoni parlano di colpi esplosi e ci sarebbero anche un centinaio di feriti. Due furgoni delle televisioni che seguono l'evento distrutti. Rahim Singh è arrivato in tribunale accompagnato da un convoglio di oltre 100 Suv e se n'è andato a bordo dei veicoli dell'esercito per essere portato in prigione. Gurmeet Ram Rahim, giudicato da uno speciale tribunale della polizia criminale, è stato riconosciuto colpevole di violenze sessuali, denunciate da due ex seguaci. I dettagli della condanna saranno resi pubblici il 28 agosto. I fatti risalgono al 2002, quando «Rock Guru», così soprannominato dai suoi seguaci per le composizioni musicali e gli atteggiamenti da rockstar, avrebbe violentato due sue adepte. E ancora, nel 2015 è stato accusato di aver indotto alla castrazione 400 seguaci a partire dal 2000, perché riuscissero ad avvicinarsi di più «all'illuminazione». Accusa formulata grazie alla denuncia di uno degli eunuchi pentiti. Gurmeet nega ogni responsabilità e la sera del 24 agosto ha diffuso un video messaggio in cui si è rivolto ai suoi sostenitori in un appello alla non violenza, invitandoli a tornare a casa. L'appello è arrivato dopo che la tensione è salita alle stelle. Infatti, il caso del leader della potente organizzazione socio-spirituale Dera Sacha Sauda che conta centinaia di migliaia di seguaci in India e in tutto il mondo, ha scatenato le proteste di decine di migliaia di suoi sostenitori che sono giunti sul posto a Chandigarh, capitale condivisa di due Stati, l'Haryana e il Punjab, creando allarme tra le forze di polizia. Un centinaio di treni sono stati cancellati ed è stato sospeso Internet nei due Stati. Chiusi anche gli uffici pubblici e le scuole.

La sua potente organizzazione è supportata tra l'altro dal Governo indiano: il presidente Modi è un assiduo frequentatore di santoni hindu di vario tipo e si è sempre occupata di programmi sociali come la donazione di sangue, la pulizia delle campagne, la cura dell'ambiente, l'intervento in caso di disastri e il sostegno ai transgender.

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