Politica

Confalonieri: dire che si vota No fa chic ma non scordiamoci della sindrome Dc

Il presidente Mediaset: lo Scudo crociato nei sondaggi era bassissimo, poi...

Pier Francesco Borgia

Roma Il colpaccio è di quelli ghiotti. Far dire al «braccio destro» di Berlusconi che voterà Sì al prossimo referendum sulla riforma della Costituzione. Il Corriere della Sera dà grande visibilità alle esternazioni di Fedele Confalonieri raccolte da Francesco Verderami. Esternazioni di uno che non fa politica («pronto a querelare chi dice il contrario») ma che come cittadino e manager di un'importante azienda nazionale rivendica il diritto di dire la sua. In verità, lungo tutto l'articolo, è impossibile trovare la fatidica ammissione. Però, come spiega Verderami, è facile evincere il pensiero di Confalonieri. Proprio partendo dalle sue esternazioni. «Quando in Italia c'era la Dc - spiega il presidente di Mediaset - sembrava che nessuno la votasse. Infatti nei sondaggi era data sempre bassissima. Poi si aprivano le urne e... Magari mi sbaglio, ma penso che sul referendum oggi faccia fino dire io voto No». Più che dare risposte, Confalonieri incalza con domande. «Ma quelli che stanno in Parlamento sono davvero convinti che vinca il No al referendum?», si chiede. «Sono sicuri dei sondaggi che danno Renzi per perdente?» Per Confalonieri ben più grave dell'eventuale stallo politico in conseguenza di una vittoria del No, sembra essere lo stato di salute di questo nostro Paese. «Afflitto da parassiti - spiega - dai furbetti del cartellino e da quelli del capitalismo protetto». Fuori dal coro anche la sua difesa a oltranza dell'Europa come istituzione. «Da bambino ho visto la guerra - ricorda - E se non ne ho vista un'altra è grazie alla costruzione di un'Europa nuova che ci ha salvato dagli ismi del secolo breve e da altri conflitti». «Sentire dire adesso - incalza - che la Brexit è stata un bene è da irresponsabili. Ma siamo matti?» Il manager, che cercò di dissuadere Berlusconi dalla discesa in campo nel '94, non accetta insomma gli alibi sull'Europa come capro espiatorio di tutto, a partire dalla crisi economica.

A difesa del manager interviene uno dei paladini del No. Uno che lo conosce bene. «È noto - assicura il governatore della Liguria, Giovanni Toti - che Berlusconi la pensi diversamente su questa riforma, pur essendo con Confalonieri in grande sintonia. I loro pensieri sulla riforma divergono, perché differente è il ruolo che ricoprono».

«Avendo comunque lavorato con il presidente Confalonieri a lungo come suo collaboratore e come direttore di due suoi telegiornali - conclude Toti - sono certo che non mancherà a Mediaset quell'equilibrio e quella polifonia di posizioni differenti, che da sempre lo stesso Confalonieri considera la vera ricchezza dell'informazione di una tv commerciale».

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