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Confindustria-Bankitalia asse contro la flat tax. Tensione con Di Maio

Critiche alla tassa piatta. Il leader M5s: stop alle delocalizzazioni. E Boccia: basta slogan

Confindustria-Bankitalia asse contro la flat tax. Tensione con Di Maio

In una fase politica nella quale la luna di miele tra il governo Conte e gli italiani è ancora in corso, sono i corpi intermedi e le istituzioni a rappresentare l'unico argine «politico» alla predominanza delle tesi pentastellate. Ieri si è avuta una netta percezione del delinearsi di questi fronti contrapposti: alle perplessità sulle linee guida di politica economica dell'esecutivo espresse dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, e dal governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, ha replicato il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo, Luigi Di Maio.

I Giovani imprenditori di Confindustria, che hanno detto «no grazie» alla possibile introduzione della flat tax, «hanno ragione, penso che bisogna evitare di aumentare il debito pubblico, che poi diventa un'altra tassa sul futuro delle giovani generazioni», ha ribadito ieri Boccia sul palco del convegno di Rapallo invitando i due vicepremier «a uno stop della campagna elettorale permanente». Il governatore di Bankitalia.

Di Maio, però, ha spostato più in là lo scontro. «Ci sono tante crisi aziendali su tutto il territorio e la colpa non è solo delle aziende: certo, quelle che delocalizzano vanno fermate, soprattutto se hanno preso fondi dallo Stato, questo non deve essere permesso», ha affermato in un video pubblicato su Facebook ricordando che altre aziende «non ce la fanno perché magari hanno crediti con la pubblica amministrazione e lo Stato non li paga». Il messaggio è chiaro: le imprese non hanno la necessaria autorevolezza per richiamare il governo giacché sono anch'esse corresponsabili del dipanarsi della crisi.

Boccia ha tirato diritto, pur non chiudendo al confronto con il neoministro. «In questo Paese bisognerebbe smetterla di parlare solo di pensioni», mentre sarebbe necessario riflettere «di patto generazionale», ha osservato aggiungendo che «la riduzione del debito pubblico è un primo atto di rispetto verso le nuove generazioni», così come si dovrebbe insistere «sull'alternanza scuola-lavoro». Non è un caso che il presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, abbia ricevuto una standing ovation dalla platea confindustriale rimarcando che occorre «ridare centralità all'industria e che «il lavoro è la vera questione nazionale».

Analoghe valutazioni sono state effettuate dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, nel corso di RepIdee. «È scritto nella Costituzione che dobbiamo avere i conti in ordine, non è che ce lo dice qualcun altro e, in ogni caso, al debito corrisponde il risparmio degli italiani», ha evidenziato pur riconoscendo l'opportunità tanto di una riforma fiscale quanto di forme di sostegno al reddito, «ma bisogna vedere modi e tempi e avere chiari i vincoli di bilancio». Allo stesso modo, riferendosi al recente saliscendi dello spread, «è improponibile e anche dannoso parlare di uscita dall'euro ma il punto di forza è che ci sono dei passi avanti che possono essere fatti insieme», ha concluso. Osservazioni condivise anche dall'ex rettore della Bocconi (e candidato ministro del tesoro nel governo Cottarelli), Guido Tabellini.

«Una volta che si è persa la fiducia, la situazione può precipitare molto in fretta: sta al governo evitare che questo succeda, rassicurando i cittadini e i mercati che gli obiettivi sul disavanzo saranno rispettati», ha detto.

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