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Confindustria cambia verso

Confindustria cambia verso

Al telefono, Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, non nasconde la propria soddisfazione. Venerdì, infatti, gli imprenditori italiani si sono presentati all'Assise di Verona per far sentire la loro voce in vista delle elezioni politiche del 4 marzo. E, rispetto al passato, c'è stato un evidente salto di qualità perché, in questo caso, non c'è stata soltanto l'ennesima lista della spesa che, nel caso specifico, raggiunge i 250 miliardi in cinque anni.

Il numero uno di viale dell'Astronomia ha ribadito al Giornale: «Non abbiamo posto alcuna pregiudiziale nei confronti della politica. Abbiamo, però, chiesto un sano pragmatismo per un Paese che deve restare agganciato all'Europa». In che modo? Il massimo rappresentante degli imprenditori ha le idee molto chiare: «Dopo avere appoggiato diversi provvedimenti già varati come il Jobs Act, siamo ora pronti a sostenere anche altre misure lanciate durante la campagna elettorale in corso». Gli chiedo: è il caso, in campo fiscale, della flat tax? La risposta è immediata ed è particolarmente significativa perché non ne aveva accennato nella sua relazione a Verona: «Sì, è un progetto molto interessante se collocato nell'ambito delle nostre proposte».

Insomma, il vento sta cambiando anche nel mondo imprenditoriale: se nella precedente Assise del 2011, con Emma Marcegaglia presidentessa, gli industriali avevano pianto miseria finendo per anticipare quanto poi avvenne con l'attacco speculativo internazionale contro l'Italia (leggi spread alle stelle), oggi, parola di Boccia, sembrano più fiduciosi nel futuro, a patto, ovviamente, che ci sia una maggioranza stabile dopo il 4 marzo. E mi conferma: «Siamo il secondo Paese più industrializzato d'Europa, perché non possiamo ora diventare i primi?». Dopo avere tastato il polso della base (agli oltre settemila dell'Assise veneta e agli altri cinquemila ascoltati in 14 riunioni), i vertici confindustriali hanno lanciato un chiaro messaggio che il presidente così riassume: «Possiamo farcela, ma i temi dell'impresa, del lavoro e del debito pubblico sul fronte economico, così come, più in generale, della giustizia, dovranno essere al centro del programma del prossimo esecutivo».

Al di là di quello che succederà dopo il 4 marzo, la Confindustria si è dunque mobilitata e, a certe condizioni (quelle elencate prima), è pronta a dare il proprio sostegno al governo che verrà.

In altre parole, tenendo conto degli ultimi sondaggi elettorali, è un bel passo avanti: basta ricordare che, ancora nel 2016, gli imprenditori si erano schierati per il «Sì» (e quindi per Renzi) al referendum costituzionale. Montanelli era solito ripetere che gli italiani sono sempre pronti a salire sul carro dei vincitori: come dargli torto?

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