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Confindustria continua a tifare Sì: se cade il governo l'economia soffre

Boccia schiera gli imprenditori a sostegno di esecutivo e riforme

Confindustria continua a tifare Sì: se cade il governo l'economia soffre

Roma - «Abbiamo deciso di votare Sì al referendum costituzionale per ragioni legate alla visione economica del Paese». Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ieri a Roma nel corso di un convegno organizzato dal Foglio ha ribadito l'appoggio dell'associazione imprenditoriale al governo Renzi. Certo, i toni utilizzati sono stati meno apocalittici di quelli delle previsioni macroeconomiche di Viale dell'Astronomia dello scorso luglio, ma il sostegno a Renzi è deciso e convinto. «Il monocameralismo deliberante dà stabilità e la stabilità è una condizione prioritaria per noi». Se dovesse vincere il No, «non è che crolla il Pil», ma l'eventuale caduta del premier «sarebbe un cattivo segnale per il mercato e per lo spread».

Al dibattito ha partecipato anche il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Tommaso Nannicini, che ha ascoltato con interesse le osservazioni del suo interlocutore. Il Sì di Confindustria, infatti, non è gratis. «È erroneo pensare che politiche a costo zero si risolvano i problemi», ha aggiunto Boccia sottolineando che se si vuole incrementare la produttività del lavoro, «servono risorse o non si fa niente. In pratica, gli imprenditori chiedono, soprattutto, detassazioni per i contratti aziendali e per gli investimenti. «Gli imprenditori hanno voglia di investire e credono nel Paese e il mercato ha bisogno di imprese che crescano per difendere le loro posizioni», ha chiosato Boccia tracciando una sorta di lista della spesa in vista della prossima legge di Bilancio.

Nannicini ha confermato che la prossima manovra interverrà sul salario di produttività (ossia gli sgravi sui premi di produzioni che potrebbero essere elevati fino ai 70-80mila euro di reddito annuo lordo) e sul superammortamento. La consonanza tra Palazzo Chigi e Viale dell'Astronomia non si limita a questi capitoli. «Se vogliamo restare un Paese industriale, allora dobbiamo decidere su quali settori puntare per essere competitivi», ha aggiunto Boccia tracciando una sorta di cronoprogramma dell'azione di governo riassumibile con la formula «più produttività più salari più consumi più Pil» e invitando a calibrare gli incentivi alla politica industriale. Boccia ha infine esternato il proprio sostegno alla posizione europea del governo auspicando un chiaro no all'austerity di modo che «la politica economica non vada in direzione contraria a quella monetaria».

Per Renzi si tratta di un sostegno importante, ma assecondare imprese e sindacati per ottenere appoggio elettorale potrebbe, alla lunga, rivelarsi una scommessa perdente.

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