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Confindustria: "Un dietrofront sulle grandi opere ci farà perdere credibilità"

Boccia avvisa M5S e Lega: "Un dietrofront sulle scelte strategiche come Tav, Tap e Terzo Valico sarebbe una enorme perdita di credibilità"

Confindustria: "Un dietrofront sulle grandi opere ci farà perdere credibilità"

"Rimettere in discussione scelte strategiche come Terzo Valico, Tav e Tap rappresenterebbe una enorme perdita di credibilità".

Così Vincenzo Boccia avvisa M5S e Lega alle prese con la formazione del nuovo governo: "Se passa l'idea che a ogni cambio di maggioranza politica di torna indietro su scelte strategiche per la nostra economia, è la nostra credibilità che mettiamo in discussione. Le infrastrutture sono uno dei fattori di investimento per la crescita dell'Italia ma sono anche parte di un grandissimo progetto europeo. Le infrastrutture di cui parliamo portano lavoro, democrazia, commercio e crescita".

Anche per evitare danni alla crescita, per il leader degli industriali è importante date "meno enfasi sulle pensioni", mentre il lavoro deve acquistare "una centralità assoluta": "Occorre ricucire lo strappo intergenerazionale, spostando l'attenzione oggi troppo rivolta alle pensioni, menter il lavoro abbassa il bisogno di garantire chi un reddito non riesce a procurarselo".

"L'Europa è imprescindibile", aggiunge il presidente di Confindustria, "Possiamo criticarla per quello che non fa, per la lentezza delle sue decisioni, per il bizantinismo con il quale a volte legifera. Per gli uomini e le donne che sono al vertice e che dobbiamo spingere a fare di più è meglio. Ma non mettiamo in discussione il principio che solo insieme potremo continuare a generare benessere e coesione sociale. E, soprattutto, non ci lamentiamo con l'Europa, se non siamo presenti e non vigiliamo su i nostri interessi. Il contesto che viviamo inizia a preoccuparci. E ci chiede di intervenire con saggezza, buon senso e consapevolezza delle nostre responsabilità. Il senso del limite".

All'assemblea di Confindustria partecipa anche l'attuale ministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda: "Non è tempo di improvvisazioni, di boutade sui debiti cancellati e sulle tasse azzerate, sulle favole della decrescita felice che fanno felice solo chi non ha bisogno della crescita per migliorare le sue condizioni di vita", dice, "L'Italia rimane un paese fragile perché collocato alla frontiera di crisi geopolitiche migratorie, perchè esposto finanziariamente ma soprattutto perchè istituzionalmente debole con un senso di comunità talvolta labile.

Fragile nell'Occidente spaccato in un'Europa che annaspa alla ricerca del futuro".

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