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Congresso di insulti, Renzi sbotta: "Basta coltelli"

Il tiro al bersaglio di Emiliano e Orlando. E l'ex premier attacca: "Il nemico è fuori dal Pd"

Congresso di insulti, Renzi sbotta: "Basta coltelli"

Roma «Basta coltellate al compagno di partito: l'avversario è fuori». Dei Cinque Stelle, Matteo Renzi pensa e dice tutto il male possibile. Ma almeno una cosa sembra un po' invidiarla: «Quando vengono attaccati, si difendono chiudendosi a testuggine». Mentre nel Pd «il primo che ti attacca è il più vicino».

L'ex premier ce l'ha con i suoi sfidanti alle primarie del 30 aprile, che sembrano intenti a trasformare la campagna congressuale in una sorta di corrida anti-Renzi, e fanno a gara a piantargli banderillas addosso.

Oggi a Roma, alla Convenzione nazionale del Pd, verrà proclamata la netta vittoria di Renzi nei congressi di circolo, col 66,7% dei voti. Più del doppio rispetto al secondo arrivato Andrea Orlando, al 25,2%; per non parlare del fanalino di coda Michele Emiliano all'8%.

Sono questi numeri, in parte, a spiegare il vertiginoso innalzamento dei toni dei due sfidanti, che in vista delle primarie tentano di recuperare terreno, e puntano ad attirare un elettorato anti-renziano esterno al Pd. Perché quello interno, sospira un orlandiano, «è ormai ultra-renziano».

Ecco dunque che, mentre l'ex premier parla dei suoi competitor solo per cenni e in toni soavi, Orlando ed Emiliano parlano solo di Renzi, e ne parlano con toni che non stonerebbero in bocca a un Brunetta o a un Di Battista. Tanto che ieri, da Bari, il segretario uscente è sbottato: «Il nostro nemico non è quello che è nel nostro partito ma chi è dall'altra parte. Da noi non può funzionare che il primo che ti accoltella è il tuo compagno di partito».

Non gli era sfuggita la raffica di coltellate arrivate in mattinata da Napoli, dove il Guardasigilli Orlando faceva una iniziativa congressuale dal titolo - non casuale - «Alziamo la voce». Gridando: «Dove ti sei rintanato, Matteo Renzi? Esci fuori, confrontiamoci! Torniamo a parlare alle persone, torniamo nelle fabbriche, non parliamo solo con Marchionne». Per poi affondare: «Il vuoto di politica nasce dall'arroganza del ciaone, che prima o poi ti torna indietro con gli interessi. Fa male all'Italia e a noi. E noi dobbiamo pensare che non possiamo restare soli». Per contrastare la solitudine, Orlando dice di «guardare a Pisapia» e a non meglio precisati «movimenti civici», che dovrebbero ricostituire «un grande centrosinistra» grazie al quale «uscire dall'isolamento in cui ci siamo cacciati». Per colpa di Renzi, ovviamente. Al quale «il 40% di voti» raccolti alle Europee del 2014 «ha dato alla testa. È vero, la scissione è stata un errore tragico ma ciò che mi preoccupa di più è la diaspora avvenuta in questi anni». Quanto ad Emiliano, ospedalizzato da un'improvvida tarantella («Si è rotto il tendine d'Achille ma io ho un alibi di ferro», dice Renzi) e comparso in un inquietante video in canottiera, il suo appello agli anti-Pd è esplicito: «Se alle primarie viene chi non ama il Pd, possiamo liberarci del renzismo».

Tendini permettendo.

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