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Il Consiglio di Stato «boccia» le nozze gay

RomaLe nozze gay celebrate da Ignazio Marino a Roma non hanno alcun valore. I giudici del Consiglio di Stato annullano le cerimonie celebrate in Campidoglio perché i matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all'estero non possono essere registrati dai comuni, visto che non sono previsti dal nostro ordinamento. Dunque l'amministrazione locale non ha il potere di legittimarli.

L'organo supremo della giustizia amministrativa nella sentenza chiarisce anche un altro punto cruciale. Mentre i sindaci non hanno il potere di legittimare le nozze gay celebrate all'estero, trascrivendole, è nel pieno potere del ministero dell'Interno, e dunque dei prefetti, annullare quegli atti di stato civile trascritti irregolarmente.

Una decisione che arriva come una bomba in Parlamento e rende incandescente la polemica già arroventata sulla legge che disciplina le unioni civili del Pd e che da mesi lacera la maggioranza, con Pd ed Ncd schierati su fronti opposti senza cedimenti.

Esulta ovviamente il titolare del Viminale, Angelino Alfano, che aveva ingaggiato una battaglia contro i Comuni annullando le nozze con una raffica di ordinanze prefettizie. Ordinanze che invece il Tar del Lazio aveva bocciato ma alle quali ora il Consiglio di Stato (proprio a seguito di un ricorso delle associazioni gay contro quelle ordinanze) restituisce il potere di annullamento. Alfano canta vittoria. «I giudici mi danno ragione su tutta la linea - sottolinea il ministro -. Nel nostro Paese non esiste nè il turismo nuziale nè il federalismo matrimoniale. Visto che non è previsto dal nostro ordinamento che due persone dello stesso sesso si possano sposare non è possibile sposarsi all'estero per poi trovare un sindaco che ti registri».

Una vittoria per Alfano e l'ennesimo fiasco per Marino. Il sindaco rischia pure di dover rispondere alla Corte dei Conti delle spese sostenute per le celebrazioni, come gli addobbi e gli straordinari del personale, perchè i consiglieri comunali dell'Ncd presenteranno un esposto alla Corte dei Conti contro il sindaco per danno erariale.

La decisione del Consiglio di Stato scatena reazioni opposte. Esulta tutta Area Popolare ed i cattolici mentre le associazioni per i diritti Lgbt parlano addirittura di complotto. Nel mirino il giudice estensore della sentenza, Carlo Deodato, reo di essersi definito sui social «giurista cattolico» e di aver preso posizione contro il «gender a scuola». Accuse alle quali Deodato ha immediatamente replicato: «Ho applicato la legge in modo a-ideologico e rigoroso - assicura -. Le mie convinzioni personali non hanno influenzato la sentenza». Ma le polemiche non si placano. In particolare a Roma dove il Campidoglio è già al collasso. «La sentenza del Consiglio di Stato è l'ennesima e più autorevole bocciatura di Marino come sindaco di Roma - attacca il capogruppo di Fdi-An alla Camera, Fabio Rampelli -. Il ministro Alfano proceda a questo punto con il commissariamento di Marino».

Per il Pd questa sentenza non avrà alcuna influenza sul cammino del ddl Cirinnà in Parlamento. Per Andrea Marcucci, senatore del Pd «non c'è alcuna relazione con l'iter parlamentare delle unioni civili, che restano urgenti, a prescindere dalle sentenze».

Mentre l'area cattolica Ncd ritiene che la decisione del Consiglio di Stato conferma, come scrive Maurizio Lupi su Twitter, che ««il matrimonio è quello fra un uomo e una donna».

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