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Consip, prima condanna: venti mesi al manager

L'ex direttore della Pa Gasparri patteggia la pena L'ammissione: «Ho preso 100mila euro da Romeo»

Consip, prima condanna: venti mesi al manager

L'inchiesta Consip miete la prima «vittima». L'ex direttore sourcing servizi & utility della Centrale acquisti della Pa, Marco Gasparri, ha patteggiato la pena a un anno e otto mesi di galera. Il gip ha confermato l'istanza difensiva per il dirigente accusato di essere stato corrotto dall'imprenditore napoletano Alfredo Romeo finito in carcere il 1° marzo scorso e già libero dal 16 agosto, a processo il 19 ottobre prossimo.

Gasparri avrebbe posto «una serie di atti contrari ai doveri d'ufficio, diretti in particolare a favorire e ad avvantaggiare le società di servizi riconducibili al Romeo nell'aggiudicazione di appalti pubblici gestiti dalla Consip, dando in modo specifico, notizie e informazioni riservate dirette a favorire la formazione di cartelli di imprese e adottandoli alle caratteristiche delle medesime società del Romeo, e comunque dando indicazioni e fornendo alle società in questione un concreto e oggettivo quanto indebito ausilio».

A verbale l'ex dirigente dice: «Ho preso 100mila euro nell'arco di quattro anni per informare Alfredo Romeo sulle gare bandite da Consip». Gasparri ha ammesso la corruzione ribadendo ciò che aveva già spiegato ai pm romani nell'interrogatorio di dicembre scorso, quando ammise: «I miei rapporti con Romeo iniziarono ad essere stabili dal 2013 con una prima dazione di 5.000 euro, dal 2014 in poi i versamenti diventarono sempre più frequenti» per un totale di 100mila euro presi dal 2012 al 2016. L'imprenditore napoletano traeva grande vantaggio da queste spese, infatti, Gasparri gli dava in cambio consigli e suggerimenti sulle offerte da presentare attraverso la sua società di servizi per l'aggiudicazione degli appalti. «Lo ricompensava con notizie riservate su gare di appalto bandite in Consip, in particolare si mise a disposizione per la gara Fm4, quella da 2,7 miliardi di euro», bandita nel 2014. Romeo prese parte alla gara per il lotto da 143 milioni per l'affidamento di servizi in una serie di palazzi istituzionali a Roma, che andavano dalla pulizia alla manutenzione degli uffici.

Gasparri era a totale disposizione di Romeo, infatti, ogni settimana andava a Roma, nello studio dell'imprenditore in via Pallacorda per circa un'ora. Lì si ragionava di strategie aziendali, ma non mancavano anche momenti di svago e battute. Il 12 ottobre 2016, ad esempio, in uno di questi incontri Gasparri chiede a Romeo se la camicia che indossa è sartoriale, Romeo risponde: «È Oxford, non dozzinale. Non è mica della bancarella». Gasparri replica che anche lui si tratta bene: «Ho un buon sarto napoletano per le camicie». «Come si chiama?», domanda Romeo per poi aggiungere: «Devi dirgli di fare il collo alla francese, ti vesti che è una schifezza».

E i grillini insorgono: «Dove è oggi Matteo Renzi, quello che diceva che l'inchiesta era solo una costruzione basata sul nulla destinata a sgonfiarsi? Ora i dem che diranno? Con chi se la prenderanno? Probabilmente continueranno a rimanere in silenzio, perché comprendiamo che cresca l'imbarazzo, in una vicenda inquietante in cui sono coinvolti anche Tiziano Renzi, il ministro dello Sport, Luca Lotti, il comandante generale dell'Arma, Tullio Del Sette, ed altri componenti del giglio magico».

Per inciso nel 2013 Romeo fece una donazione da 60mila euro, tramite la società Isfavim, alla Fondazione Open, che ha finanziato la campagna elettorale di Matteo Renzi alle primarie di quell'anno.

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