Politica

Consip, oggi due nuove audizioni al Csm

La Prima commissione ascolterà gli aggiunti partenopei Borrelli e D'Avino

Consip, oggi due nuove audizioni al Csm

Roma - Tra graticola e complotto, l'inchiesta su Consip e la controinchiesta su falsi e distorsioni nell'indagine per puntare Renzi, prosegue sul fronte giudiziario e su quello politico.

Non si placano le polemiche per il presunto «complotto», con la richiesta - lanciata da un non renziano come Dario Franceschini - a tutte le parti politiche di solidarizzare con Renzi contro il tentativo di «incastrarlo», polemiche amplificate dopo la pubblicazione delle dichiarazioni del pm di Modena Lucia Musti - che, parlando al Csm a luglio scorso, ha descritto gli investigatori del Noe come «esagitati» contro Renzi e «sbruffoni» - e in seguito all'iscrizione del pm Woodcock nel registro degli indagati anche per falso.

E proprio a Palazzo dei Marescialli anche oggi sono in calendario nuove audizioni su quanto accaduto nella procura di Napoli, dove l'indagine su Consip è nata ed è cresciuta prima che gli atti venissero trasferiti per competenza alla procura di Roma. Che si è ritrovata, poi, a indagare sul Noe e sui colleghi partenopei più che a proseguire nell'inchiesta. Stavolta a incontrare la Prima commissione del Csm saranno i procuratori aggiunti di Napoli Alfonso D'Avino e Giuseppe Borrelli. I due si occuparono, tra l'altro, dell'indagine sul Noe successiva alla pubblicazione della «celebre» intercettazione tra Renzi e il generale delle Fiamme gialle Adinolfi, nella quale si esprimevano giudizi non lusinghieri sull'allora premier Enrico Letta. Decidendo per l'archiviazione dei carabinieri del nucleo ambientale che erano stati indagati. D'Avino, inoltre, è il magistrato che ha firmato a luglio scorso il decreto di perquisizione di casa, pc e cellulari del vicedirettore del Fatto Quotidiano, Marco Lillo, autore dei primi scoop sul caso Consip (e della pubblicazione sul quotidiano, nel 2015, dell'intercettazione Renzi-Adinolfi).

Insomma, il procedimento per valutare il trasferimento di Woodcock per incompatibilità ambientale, che mette sotto la lente l'inchiesta Consip e quella sulla coop Cpl-Concordia (poi finita a Modena) procede con le audizioni, e questo fronte della vicenda ha fatto nuovamente infiammare il dibattito sulle interferenze tra giustizia e politica, come ha ribadito anche ieri il presidente della commissione Esteri della Camera, Fabrizio Cicchitto di Ap, ricordando che «quello che sta succedendo in questa vicenda è già capitato in passato contro Berlusconi e prima ancora contro alcuni esponenti della prima Repubblica, mentre altri di un partito come il Pds furono tutelati in ogni modo», ma anche suggerendo «cautela» nell'evocare il complotto come fa il Pd.

Più dura la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, che ricorda come, al netto di falsi, fughe di notizie e manipolazioni, restano le anomalie emerse dall'indagine, per esempio con le dichiarazioni dell'ex ad di Consip, Luigi Marroni. Il manager (voluto da Renzi) che aveva tirato in ballo i vertici dell'Arma nazionale e toscana, Tullio Del Sette ed Emanuele Saltalamacchia, come fonti della soffiata che portò a scoprire le microspie del Noe negli uffici di Consip, e che aveva inguaiato Renzi senior, raccontando ai pm che era stato lui a suggerirgli di ricevere Carlo Russo. Dunque, per la Meloni, o Renzi «ha sbagliato a scegliere il vertice di Consip ed è un problema perché ci ha messo un pazzo», oppure Marroni «dice la verità.

E c'è un problema comunque».

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