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Consip, Romeo in cella I pm contro papà Renzi: si faceva promettere soldi

L'accusa: bandi ad hoc in cambio di tangenti. Il babbo dell'ex premier: «Mai chiesto denaro»

Consip, Romeo in cella I pm contro papà Renzi: si faceva promettere soldi

Per mettere le mani su uno dei lotti più prestigiosi degli appalti Consip, quello per l'affidamento di servizi di una serie di palazzi istituzionali a Roma, l'imprenditore Alfredo Romeo aveva creato una nuova figura, quella del «prototipatore», ossia colui che dirigendo un ufficio apicale della centrale d'acquisto della pubblica amministrazione, confezionava bandi di gara ad hoc per favorirlo. Il funzionario Marco Gasparri faceva questo per lui e in cambio veniva retribuito mensilmente, per un totale di 100mila euro.

Corruzione, per la procura, che ha chiesto e ottenuto dal gip Gaspare Sturzo l'arresto dell'imprenditore campano. Gasparri, avendo confessato e collaborando con i pm già da dicembre, ha scampato le manette ed è solo indagato in questa inchiesta che, partita da Napoli, ora sta facendo tremare i palazzi della politica. E non solo perché Gasparri ha raccontato ai pm che Romeo avrebbe avvicinato i vertici Consip attraverso «interventi politici ad altissimo livello», ma anche perché coinvolge esponenti dell'attuale governo, come il ministro dello Sport Luca Lotti, il comandante dei carabinieri Tullio Del Sette, il generale Emanuele Saltalamacchia, tutti indagati per rivelazione di segreto, e il padre dell'ex premier, Tiziano Renzi, indagato per traffico di influenze, come Italo Bocchino, consulente legale di Romeo, e Carlo Russo, l'imprenditore di Scandicci amico di papà Renzi. Quest'ultimo e Tiziano Renzi, che dovrebbe essere interrogato domani, si sarebbero fatti promettere indebitamente da Romeo «utilità a contenuto economico consistenti nell'erogazione di somme di denaro mensili, come compenso per la mediazione verso l'ad Consip Luigi Marroni. «Nessuno mi ha mai promesso soldi - replica Renzi senior - chiederò un risarcimento per gli attacchi subiti».

A Bocchino, che per la sua attività ufficiale di consulenza prende da Romeo 15mila euro al mese, non viene contestata la corruzione, ma è considerato un «facilitatore». Grazie all'attività dell'ex parlamentare, secondo il gip, l'imprenditore arrestato «avrebbe orientato a suo favore gli esiti della gara». Ieri la sua casa è stata perquisita. Secondo Sturzo la sua «costante attività di relazione» avrebbe consentito a Romeo di sapere dell'indagine già a settembre 2016. Nella sua veste di «consigliere strategico», Bocchino avrebbe avuto la capacità di accedere a informazioni riservate anche grazie al suo trascorso di deputato, ai suoi contatti con politici di vertice e con appartenenti all'intelligence. La gara in ballo è quella di facility management, da 2 miliardi e 700 milioni di euro, la più grande mai indetta in Europa. Romeo voleva la sua fetta, ma fino al 2104 con la Consip gli erano sfuggiti tutti gli appalti. Serviva uno come Gasparri, dall'interno, che fornisse indicazioni e informazioni sui bandi di gara per la predisposizione dell'offerta tecnica. Quando i due vengono a sapere dell'indagine cominciano a prendere delle precauzioni, non parlano più, durante i loro incontri fanno uso di «pizzini», che al termine del colloquio distruggono e gettano via. Eppure quei pezzetti di carta strappata sono una delle fonti di prova, insieme alla confessione di Gasparri e alle intercettazioni, perché i carabinieri del Noe sono riusciti a recuperarli e a ricomporli. Nell'ordinanza il gip parla di una vera e propria «lotta imprenditoriale» che sembra essere gestita «a suon di tangenti o mediante la ricerca di appoggi all'interno della cosiddetta alta politica al fine di indurre i vertici della Consip ad assecondare le mire dell'illecita concorrenza degli imprenditori più avvezzi a tali sistemi». Perché anche se per ora non ci sono altre accuse, i pm avrebbero individuato «altri soggetti attivissimi nel proporre accordi, individuare referenti e stabilire tangenti». E Romeo nelle intercettazioni dice di foraggiare il dirigente Consip «perché così fanno gli altri». Come in una sorta di «competizione criminale a chi corrompe meglio», scrive il gip.

Gli sviluppi dell'inchiesta sembrano non preoccupare il ministro Lotti: «Sono tranquillissimo».

E neppure Matteo Renzi, che nella sua tappa a sorpresa in Calabria non ha fatto cenno alla vicenda.

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