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La Consulta concede 50 giorni per riscrivere l'Italicum

Il 24 gennaio si decide sulla legittimità del testo: tempi strettissimi per le Camere

La Consulta concede 50 giorni per riscrivere l'Italicum

Roma - A questo punto, tutto dipende dal nodo Italicum. E la Corte Costituzionale una cosa certa l'ha fatta sapere: il 24 gennaio ci sarà l'udienza pubblica in cui prenderà in esame le questioni di legittimità sollevate dai tribunali di Messina, Torino, Genova, Trieste e Perugia. Quella che il presidente Paolo Grossi, aveva rinviato a settembre, quand'era fissata al 4 ottobre, per non interferire con il referendum.

Ora che la riforma Boschi è stata bocciata insieme al governo Renzi, tutti o quasi vogliono elezioni anticipate, dal premier dimissionario al M5s, a Matteo Salvini. Con quale sistema, però, si può andare alle urne?

In questo momento l'Italia avrebbe a disposizione due leggi distinte e opposte: per la Camera, l'Italicum nato per creare una netta maggioranza e per il Senato il cosiddetto Consultellum, ricavato dalle correzioni fatte dalla Consulta nel 2013 al Porcellum, che rappresenta un proporzionale quasi puro e porta ad un'alta frammentazione del voto. Così, ci potrebbero essere due maggioranze diverse nei rami del Parlamento.

E, comunque, anche la legge elettorale del governo Renzi subirà probabilmente le censure dell'Alta Corte, almeno su una parte. I profili di incostituzionalità potrebbero essere fino a 6 e i punti più a rischio, sono il ballottaggio che assegna un premio di maggioranza del 40 per cento al partito vincitore e le liste parzialmente bloccate (già dichiarate incostituzionali nel Porcellum), attribuzione dei seggi. Cambiato così, il sistema maggioritario si riavvicinerebbe al proporzionale della Camera.

Se la Consulta va in questa direzione lo sapremo appunto il 24, quando il relatore Nicolò Zanon farà la sua relazione, che dev'essere già pronta da un pezzo. Alle ragioni dei ricorrenti risponderà l'avvocato dello Stato Vincenzo Nunziata, in difesa della legge e poi sarà il collegio a decidere.

Con l'Italicum a pezzi per il verdetto dei giudici costituzionali, bisognerà in fretta e furia sintonizzarlo alle loro direttive. Potrà servire l'accordo trovato nel tavolo aperto dal Pd con la minoranza (con i mugugni dei bersaniani), in un estremo tentativo di comporre lo scontro interno ai dem, per abolire il ballottaggio e i 100 capilista bloccati e introdurre i collegi. E anche le proposte dei partiti di maggioranza (Pd e Ncd) e d'opposizione (Fi e M5S), presentate in parlamento.

In teoria, la commissione Affari costituzionali della Camera potrebbe mettersi in moto subito e bruciare sul tempo l'Alta Corte, come chiedono i leader più frettolosi, come Salvini. Anche i pentastellati, che prima schifavano l'Italicum e avevano una loro proposta di legge proporzionale, hanno scoperto che per il M5s è più conveniente quella renziana e ne chiedono una rapida correzione, con l'applicazione anche alla Camera per andare al voto.

La data indicata dalla Consulta non è troppo vicina, per la verità. Per aspettarla dovremmo avere un governo tecnico o istituzionale, salvo che Renzi non voglia gestire fino al voto di febbraio-marzo l'ordinaria amministrazione.

E alla fine un parlamento incapace si vedrebbe imporre dall'Alta corte, che ha già riscritto il Porcellum, un Italicum riveduto e corretto secondo la Carta.

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