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Conte a caccia di un'idea per ritoccare la manovra

Il premier lancia la detassazione degli aumenti. Ma per ora vincono le misure imposte dal M5s

Conte a caccia di un'idea per ritoccare la manovra

Troppe le critiche alle misure abbozzate dal consiglio dei ministri la settimana scorsa. Nessun miglioramento in vista nemmeno dopo il vertice di maggioranza di martedì notte con M5s, Pd e Iv. La legge di Bilancio 2020 non lascerà il segno, se non per le tante microtasse, il ritorno alla spesa pubblica e la mancanza di misure espansive. Per questo ieri una battuta del premier Conte ha fatto pensare che possa spuntare qualche novità e all'assemblea di Confesercenti ha detto che è allo studio una detassazione degli incrementi retributivi. Idea attribuita all'associazione, ma che in realtà porta il timbro dei sindacati, nella forma di una detassazione degli aumenti contrattuali.

L'idea era rispuntata durante i tavoli tecnici sulla manovra, ma senza troppo successo. Presto per dire se passerà, se sarà inclusa nella legge di bilancio, magari durante l'iter parlamentare o se rimarrà nei cassetti di Palazzo Chigi e del ministero dell'Economia. Di certo c'è che l'uscita di Conte è un tentativo di rianimare la manovra, caratterizzata da conti traballanti, come ha sottolineato la lettera di Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici al governo italiano, arrivata ieri mattina. Un atto di accusa e la dimostrazione di come lo 0,1% di deficit strutturale non sia piaciuto a Bruxelles e di come il ritorno ad un aumento della spesa pubblica, al netto degli interessi, non sia passato inosservato dalle parti della Commissione. Manovra poco espansiva, come ha sottolineato recentemente Bankitalia. Basata sulle tasse, secondo le accuse delle opposizioni.

Il passaggio in Parlamento non sarà indolore. Dentro la maggioranza, Italia viva di Matteo Renzi annuncia battaglia. «Nei 2 mesi e mezzo di discussione parlamentare che ci attendono possiamo ancora migliorare la manovra», è l'avvertimento di Luigi Marattin. Il premier ha messo le mani avanti: «Nessuno stravolgimento».

L'equilibrio trovato ieri è precario e molto a favore del M5s di Luigi Di Maio. In sintesi, un rinvio a luglio delle multe ai commercianti che non utilizzano il Pos. Rinvio che non eviterà al settore un extra costo di due miliardi di euro (calcolo della Confesercenti), ma che serve a fare partire prima una riduzione delle commissioni sulle carte di credito e dei dispositivi di pagamento.

Vittoria del ministro degli Esteri anche sul secondo paletto pentastellato, il ritorno pieno alla flat tax per le partite Iva fino a 65 mila euro. «C'era un confronto per la determinazione dei costi tra analitico e forfettario, ha prevalso la scelta, che considero di assoluto buonsenso, di proseguire con il forfettario per semplificare la vita dei contribuenti», ha spiegato il viceministro dell'Economia Antonio Misiani, esponente del Pd. In sostanza si eviterà la determinazione del reddito in via analitica, prevista dalla prima versione della manovra. Risultato incassato anche sulla stretta penale sull'evasione.

Nessuna segnale verso Italia vera. Fino a ieri non sembrava a portata di mano nemmeno un ripensamento sull'aumento dell'aliquota agevolata sugli affitti a canone concordato al dal 10% al 12,5%.

In mancanza di altre idee, il governo punterà sulla web tax. Arriverà con il disegno di legge di bilancio.

E servirà a combattere l'evasione, ha assicurato il premier.

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