Politica

Conte si smarca da Salvini. Ma il piano è una scommessa

"Chi sbarca da noi sbarca in Europa". Il premier non cita rimpatri e porti chiusi e si dice "soddisfatto"

Conte si smarca da Salvini. Ma il piano è una scommessa

«Siamo soddisfatti», dice Conte uscendo dal vertice informale sui migranti a Bruxelles. L'approccio scelto dal premier riecheggia più lo stile dei ministri europeisti del governo, vedi Moavero, che la grinta muscolare leghista. Soprattutto perché presentando la proposta italiana denominata «European Multilevel Strategy», Conte ha cercato l'asse con Francia e Spagna (citata esplicitamente nel documento), cioè i Paesi con cui in questi giorni Salvini ha ingaggiato una dura battaglia verbale. Conte può rivendicare di aver ottenuto di parlare per primo ed esporre il suo piano, dando quindi l'impronta al dibattito, ed è abbastanza per ottenere un plauso anche da Salvini: «Finalmente una voce forte in Europa». Resta da vedere quante delle proposte passeranno al vaglio del prossimo Consiglio europeo. Il piano è stato elaborato a Palazzo Chigi «con tutto il team dei ministri», fanno sapere fonti parlamentari, ma, significativamente, «condiviso con tutte le anime del Movimento», incluse quelle che non hanno sposato in questi giorni la linea del Viminale.

Dopo i proclami duri, l'Italia si è presentata con un piano concreto ma ben lontano dalla semplice chiusura dei porti e che non cita mai i rimpatri. Dieci punti per «cambiare radicalmente approccio», annuncia Conte su twitter, enfatizzando un po', visto che diverse delle proposte sono simili a quelle del piano d'azione della Commissione europea presentato a luglio 2017 e in gran parte inattuato. Ma almeno è una strategia globale.

La linea guida è il superamento totale delle regole di Dublino, «nate per altri scopi». «Il sistema comune europeo d'asilo -si legge nel documento- è fondato su un paradosso: i diritti vengono riconosciuti solo se le persone riescono a raggiungere l'Europa, poco importa a che prezzo». Una critica che prelude alla richiesta di aprire canali umanitari, con centri di accoglienza nei Paesi di transito per chi cerca rifugio da guerre e calamità. Il passo successivo è il vero cambiamento d'approccio che l'Italia chiede ai partner: «Scindere tra porto sicuro di sbarco e Stato competente ad esaminare richieste di asilo». È questo il nodo centrale per il nostro Paese: se fosse messo in pratica, l'Italia potrebbe continuare a svolgere il suo ruolo naturale di porto sicuro per chi si trova in difficoltà nel Mediterraneo ma, una volta portati in salvo i migranti, non dovrebbe farsi carico di ospitalità e delle lunghe procedure per valutare le richieste di asilo. In cambio il governo si impegnerebbe ad accettare la principale richiesta degli Stati ricchi del Nord Europa: contrastare i movimenti secondari, cioè fermare i tanti migranti che cercano di andare in altri Paesi europei. A completare la strategia, la richiesta di continuare il lavoro già intrapreso da Minniti, cioè stringere accordi con i Paesi di transito dei migranti e investire in quelli di partenza. Un punto che però richiederebbe un maggiore sforzo da parte di molti dei partner che oggi accusano l'Italia di egoismo, ma che sono morosi per quel che riguarda gli impegni economici assunti verso il Trsut Fund Ue-Africa. Sarà dura far passare l'idea che ogni Stato fissi «quote di migranti economici» da accogliere, salvo subire «contromisure economiche».

«Ci vediao giovedì al Consiglio europeo», ha concluso Conte. Lì si vedrà se la sua linea dialogante è servita a qualcosa o se al solito prevarrà l'euroegoismo.

In quel caso Salvini potrebbe archiviare in fretta le lodi di ieri per Conte.

Commenti